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mente scientificamente le cause dei terremoti, e nell’Iride si studiava di consolare i napoletani, affermando che essi hanno un segno sicuro del prossimo terremoto nel Vesuvio, poichè, quando questo tace il terremoto è vicino. Ma, nella ricerca delle cause dei fenomeni sismici, toccò il colmo della comicità il cavalier Salvatore Fenicia di Ruvo, più comunemente noto col nome di presidente Fenicia: singolar tipo, che rammentava il don Ferrante del Manzoni. Era un letterato sui generis, perchè tirava giù prose, versi, drammi e tragedie in una lingua incomprensibile; stampava volumi da riempirne una biblioteca ed era in relazione con principi regnanti e imperatori, ai quali inviava in dono le sue opere e splendidi vasi fittili italo-greci, che traeva dalle sue terre di Ruvo e ne riceveva, in ricambio, decorazioni e nomine accademiche.

Era il suddito forse insignito di maggiori onorificenze, delle quali faceva pompa nelle occasioni solenni, quando vestiva la sua uniforme con relativo spadino e cappello piumato. Egli era il presidente Fenicia, ma nessuno sapeva davvero a che presedesse. Viveva a Ruvo, dove morì vecchio dopo il 1860. Non lasciava passare avvenimento, anche mediocre, senza dedicarvi qualche suo sproloquio. Aveva molto letto e la sua testa dava l’immagine di un arsenale in disordine; la sua cultura archeologica era farraginosa; superficiale e antiquata, quella nelle scienze naturali e in astronomia, pur in esse credendosi profondo. Spesso pubblicava, in appendice ai suoi libri, le lettere che uomini eminenti gli scrivevano, nelle quali con tono ironico che egli non capiva, gli facevano le lodi più strane. Udite il sonetto di due quartine e tre terzine, che pubblicò sul terremoto del 16 dicembre, da lui definito tosse della terra:

In anormal effidrosi non guari
La terra fuor cacciò tal traspirato,
Che ne fe’ colmi e polle e fiumi e mari
In modo ch’esondar nell’abitato.

E perchè strana causa irregolari
Effetti di produr è dimostrato,
Di morbi n’apparir aspetti rari,
E il sistema mondial fu sconcertato.

Per l’acqua imputridita agl’infusori
Vasto campo s’aperia; e quindi guerra
Esizial menar d’invaditori.