Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/267


— 245 —

Nella vita apologetica di Maria Cristina, scritta da monsignor Sardi1 sono riferite parecchie circostanze, le quali provano che quel matrimonio non fu voluto da lei, e come vi si piegasse solamente per virtù, secondo venne deposto nel processo di canonizzazione dalla sua aia, la contessa della Volvera. Questa afferma che, sull’atto di andare all’altare, non volesse vestire l’abito di gala; e quando non potè farne di meno, prorompesse in un dirottissimo pianto. Era forse presaga della sua sorte infelice? Presaga di andare in un paese lontano e tanto diverso dal suo, e con un marito mezzo scapestrato, che ella non conosceva altrii menti che per ritratto, ritratto che aveva dato alla marchesa di Sangiorgio, rifiutandosi di tenerlo nella sua camera da letto? Morì a ventiquattr’anni, dando alla luce l’erede della corona. Era fatta tutta di devozione, di ascetismo e di bontà; le piaceva passar la giornata fra messe, rosarii e penitenze. Si può bene immaginare quanto dovesse trovarsi à son aise in una Corte come la borbonica, dove ancora esercitava tutto il suo potere la regina vedova Isabella, sempre in cerca di giovani morganatici mariti! Della morte di Maria Cristina il re non fu desolato, come si è detto; con la nuova regina Maria Teresa d’Austria, figlia dell’aroiduca Carlo, poteva abbandonarsi ai suoi scherzi partenopei; chiamarla Tetella; sgridarla quando occorreva, e poi chiederle perdono; e per ottenerlo, prenderla in braccio e trastullarla come una bambola, di camera in camera, anche perchè piccola di statura. Con Maria Cristina non era possibile tutto questo.

Gli scherzi del padre furono un po’ ereditati dai figli del secondo letto, ma nessuno dei figli somigliava a lui, che fu, tutto compreso, una delle più singolari nature di principe assoluto: bizzarra contraddizione di buono e di pessimo, che regnò ventinove anni e non subì influenze di favorite o di ministri, che considerò come strumenti nelle sue mani e buttò via quando non gli servirono più; nè di potenze, con le quali cercò di vivere in buona pace, ma di nessuna subendo minacce, nè ad alcuna dando molestia. Lo spettro del Piemonte lo agitò negli ultimi anni, ma pur si seppe comprimere. Le sue disgrazie non furono poche; la sua diplomazia non fu illuminata, ne lo poteva; non negoziò trattati di alleanze, nè di protettorati, on-

  1. La venerabile Maria Cristina di Savoia, regina delle due Sicilie. — Roma, tipografia F. Ricci, 1896.