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di Alessandro, il quale nel 1848 era uffiziale di carico al ministero di agricoltura, venne destituito per ragioni politiche, e poi fu deputato al Parlamento ed economo generale a Napoli dei benefizi vacanti.

Altra nota caratteristica di Ferdinando II, ma nella sua gioventù, furono gli scherzi, e anche qui si rivelava l’indole tutta napoletana di lui. Scherzi non degni di qualunque persona educata, ma di moda nell’alta società di allora. Una vittima di essi era stato don Raffaele Caracciolo di Castelluccio, che morì vecchio verso il 1850, e fu per tanti anni parassita e zimbello della Corte. Molte sono le baie, che si narra essere state fatte al vecchio gentiluomo, il quale portava la parrucca ed era appassionatissimo di cavalli e di equipaggi. Da una cronaca inedita di un reputato scrittore napoletano, riferentesi al matrimonio del re con Maria Cristina di Savoia, tolgo questo aneddoto:


Il Re prima che risposasse ebbe una scommessa di trecento ducati col neo cavaliere capitano Statella, dicendo costui che il Re si sarebbe sposato in quest’anno, e il Re negandolo. Il Re avendo perduta la scommessa, pagò i trecento ducati. Molti rimproverarono Statella d'averli ricevuti. Onde costui, per dar fine a’ rimproveri, invitò il Re con tutta la famiglia reale, e così dame e gentiluomini di quelli che circondano la famiglia reale, ad un pranzo a Posillipo, e propriamente nel casino di Barbaja, antico luogo di abitazione del nostro Sannazaro. Questo pranzo doveva aver luogo tre o quattro giorni fa, ma perchè non era ancor giunto di Francia il ministro delle finanze, principe di Cassaro, fratello del capitano Statella con un servizio di tavola per quaranta persone, di argento dorato di quella maniera detta vermeille, che è in grandissima moda, così non ha avuto luogo prima di questa mattina. Il Re e i principi reali ci sono intervenuti da semplici ufficiali, senz’ordini. Il pranzo è stato brillantissimo, ed il Re ha fatto mostra di una grandissima allegria: ha tolto di testa al cavalier Raffaele Caracciolo la parrucca, e l’ha gettata via: ed avendo nascosto il cappello del duca di San Cesario, indispettito che l’architetto signor Bianchi (il quale vi si trovava per l’architettura del pranzo ed ogni altro necessario divertimento) trovatolo, l’aveva dato al duca, glielo ha tolto di mano e posto nel foco di un braciere; e come gli altri s’ingegnavano a salvare il cappello, egli con una paletta più l’introduceva nel foco, sicchè per infine del tutto è rimasto bruciato. Dopo il pranzo, in un teatro fatto per questa occasione nel giardino del palazzo, vi è stata la recita di una commedia in dialetto napoletano rappresentata dagli attori di San Carlino, perchè la regina sposa avesse cognizione delle grazie di queste nostre commedie. Ed infine due primarie ballerine del teatro di San Carlo, hanno fatto la danza nazionale detta la tarantella. Questo pranzo ha costato al signor Statella più migliaia, ed ora è sicuro che non gli si dirà che per avarizia ricevette dal Re i trecento ducati.