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fiori artificiali; e quindi, prendendo ad alta voce commiato dal vescovo con le parole: "Monsignò, vi bacio le mani, e ve raccumanno sta peccerella„ (la peccerella, cioè piccola donna, era la regina) ripartiva. Il servizio di onore nella chiesa era fatto dai veterani, in quel tempo di stanza a Pozzuoli. La visita si ripeteva, qualche mese dopo il parto, ed era detta di ringraziamento. Si portava il neonato, che il padre prendeva nelle sue braccia ed offriva alla Vergine, in atto supplichevole. Per accondiscendere alle premure della gente raccolta in chiesa, il re permetteva che l’infante fosse portato in giro in mezzo alle benedizioni ed ai baci, che i devoti mandavano al reale marmocchio. Sembrano cose inverosimili.


Solo i pregiudizi per la jettatura erano paragonabili ai suoi fanatismi religiosi. Perfetto napoletano anche in questo. La cronaca del tempo registra non pochi aneddoti molto salaci, e scongiuri da non potersi scrivere in un libro, per quanto caratteristici ed esilaranti. Benchè devotissimo, i frati in genere e i cappuccini in ispecie, i gobbi, i calvi, i guerci, gli uomini dai capelli rossi, le vecchie con la bazza, erano per lui segni di mal augurio o minacce di sventura, in quel modo stesso che di venerdì non compiva nulla che avesse apparenza festiva o gioiosa, ne viaggiava. Riteneva il 13, come ogni buon napoletano, numero di tristo presagio. Lasciando Caserta, il giorno della sua partenza per le Puglie, visti due cappuccini presso il cancello della reggia, si turbò e non nascose il suo turbamento alla regina che gli sedeva accanto. Nel duomo di Brindisi, nel poco tempo che vi stette, vide un calvo che lo guardava e ordinò che lo allontanassero. Durante la malattia, i pregiudizi! contro la jettatura crebbero in maniera inverosimile. Riteneva la malattia effetto di quella e nel parossismo dei dolori lo sentivano esclamare: me l’hanno jettato;... e passava in rassegna gl’incidenti del viaggio, l’incontro dei due cappuccini a Caserta; certe facce vedute in Ariano, a Foggia e ad Andria, il calvo di Brindisi e così via via. Diffidente delle medicine, molte volte i medici andavano di persona a spedire le ricette; credeva pure ai contagi e alle infezioni; e l’orrore di lui per le malattie epidemiche, o ritenute tali, non era un mistero. Egli aveva fatto bruciare la vettura di Corte, che trasportò sua sorella donna Amalia in Pozzuoli, dove morì di tisi. Di più, ogni persona abitante negli edifici reali, che fosse attaccata da malattia infettiva, riceveva una