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Da Maria Cristina, nacque l’erede della Corona, il 16 gennaio 1836. La regina mori 15 giorni dopo il parto e il re non ne parve molto afflitto, nè più tardi d’un anno riprese moglie. Di Maria Cristina non era innamorato. Soleva dire: La regina non è del nostro gusto, ma è una bella donna. Dopo la morte di lei, nata gran dama ed educata in un ambiente affatto diverso, la famiglia reale presentò l’immagine di una famiglia addirittura borghese. La tavola non aveva, ordinariamente, nulla di sontuoso. I maccheroni erano il piatto preferito. A Ferdinando II, napoletano in tutto, piacevano quei cibi grossolani, dei quali i napoletani son ghiotti: il baccalà, il soffritto, la caponata, la mozzarella, le pizze e i vermicelli al pomodoro. Gli piaceva pure la cipolla cruda, che mangiava ogni giorno schiacciandola con la mano, poichè il coltello dava e prendeva cattivo sapore, e la regina Maria Teresa ne secondava questi volgari istinti. Il re non giocava, tranne qualche partita alle cartès, le sole che conoscesse, e per cui il Cassitto gliene regalava ogni capodanno un pacco di cento mazzi, ma neppure per le cartès aveva pazienza. Non tollerava che a Corte si facesse alcun giuoco a danaro, e nei pubblici ritrovi erano proibiti i giuochi di azzardo, ma in alcune famiglie dell’aristocrazia si giocava forte, come si è veduto.
Come ogni buon napoletano, amava teneramente i figli ed aveva imposto a ciascuno di essi un soprannome. Il maggiore chiamava Ciccillo o Lasagna, e per vezzeggiativo, Lasa, perchè Francesco, appena da bimbo mangiò per la prima volta le lasagne, ne divenne ghiotto e spesso le chiedeva; da allora il padre gli aveva messo quel nome, che anche nel testamento fu ripetuto. E v’ha di più. Molti credevano che il Lasagna alludesse alla timidezza del principe ereditario, nonchè alla figura sua, magra e leggermente curva. Chiamava il figliuolo Gaetano l’avvocato, anzi diceva: mio figlio ’o paglietta, perchè il ragazzo chiacchierava molto. Nè risparmiava le figliuole. Chiamava la maggiore, Maria Annunziata, Ciolla la seconda, Maria Immacolata, Petitta, e la terza, Maria delle Grazie, Nicchia. Tutti i maschi avevano per secondo nome Maria, e le donne l’avevano come primo. Dei maschi, ma soprattutto del primogenito, trascurò completamente l’educazione, ma curò invece che imparasse la lingua latina, il diritto civile e l’ecclesiastico, le leggi ammini-