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resa, la quale aveva poca simpatia per le pompe e le esigenze della Corte. Ferdinando II qualche volta si sdegnava di certe abitudini troppo modeste, e un giorno fu udito dire: "Terè, a poco a poco finimmo cu servirci a tavola noi stessi„;1 anzi l’espressione sarebbe stata triviale addirittura. La casa, dove abitava il Re a Gaeta nulla aveva di regale, nè all’interno, nè di fuori. Il suo maggior diletto era quello di uscire con la regina in un phaeton, che guidava egli stesso, preceduto o seguito da plotoni di cavalleria. Lungo la via, sino alle vicinanze di Formia, erano, ad ogni trenta o quaranta passi, piantoni di guide a cavallo, e quando il Re passava, s’ingiungeva ai viandanti di fermarsi, ma non per pompa, da cui repugnava. Stando a Gaeta, seguitava ad occuparsi delle cose dello Stato, anche delle minime. Egli era informato di tutto. Non i soli ministri lo informavano, perchè i diplomatici, i vescovi e gl’intendenti delle Provincie corrispondevano direttamente con la sua segreteria particolare; una specie di cancelleria aulica come si è detto. Le cose più gravi riguardanti la politica, erano riferite direttamente al Re, che dava istruzioni e ordini, spesso senza saputa dei suoi ministri, con lettere autografe, familiari e precise e nella loro brevità, non prive d’idiotismi napoletani, scritte col voi, ma più ordinariamente col tu, sopra foglietti di carta comune, e che si chiudevano, quasi invariabilmente così: conservatevi bene in salute, e credetemi: vostro affezionato Ferdinando; ovvero: ti raccomando la salute, caro generale (o duca, o principe, sempre col titolo, insomma), e credi all’amicizia del tuo affezionato Ferdinando. Il governo si accentrava nella sua persona, e non è maraviglia se tutte le responsabilità si facessero risalire a lui e di ogni birberia si volesse vedere in lui la cagione o l’origine. Dopo il regno di Luigi XIV, io non credo che il motto: "lo Stato son io„ trovasse applicazione più perfetta di quella, che trovò in Ferdinando II negli ultimi anni del suo regno. La sua politica estera, regolata esclusivamente da lui, nella maniera, che si è detto, era quella di andar di accordo con tutte le potenze, ma sempre a patto che non s’ingerissero nelle cose del Regno. Egli sapeva di essere odiato da molta gente, e che si cospirava contro di lui nel Regno e fuori del Regno e che magne fucine di cospirazioni erano Torino, Parigi e Londra, e principalmente Torino, ma aveva una gran

  1. Teresa, a poco a poco finiremo per servirci a tavola noi stessi.