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nacciosa dimostrazione popolare perchè fossero messi in libertà, ma avvenne un impreveduto e disgraziato incidente. Scendendo da Santa Maria Apparente, e giunti al largo Carolino in mezzo ad una gran calca di popolo, che li acclamava, un picchetto di soldati, comandato da un ufficiale chiamato Potenza, credendo che quella dimostrazione fosse diretta al palazzo reale, la caricò alla baionetta. Furono tirati colpi di fucile e caddero varii feriti, fra i quali il Marchianò, e morì un fruttivendolo, che si trovava nella folla.1 Non fu piccolo lo spavento noi quartieri di San Ferdinando e Chiaia, perchè in quello stesso giorno vi era stata la furiosa dimostrazione contro la polizia a Porto, a Vicaria e al Mercato.
L’eco dell’attentato fu profonda in Europa, e non meno profonda l’ammirazione per tanto coraggio e la compassione per tanta tragedia! Tali sentimenti rifulgono non solo nei rapporti del Gropello, ma in varie produzioni poetiche del tempo. Alfonso Casanova, il mitissimo e sempre enfatico Alfonso, intimo del rappresentante sardo, scrisse un sonetto rimasto impresso nella memoria di Giovanni Barracco, cui andò a recitarlo: sonetto ricco di reminiscenze dantesche:
E te di panni illacrimati oinse |
In Calabria corse per le bocche di tutti un inno agli albanesi e ad Agesilao,2 e una terzina, la quale, letta regolarmente, ha un senso; e spezzata, ne ha uno opposto. Eccola: