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e poi sottoscrivere. Mi restava firmare la deposizione egli aggiunse, e più volte restituii senza frutto la penna, ma tante parole persuasive mi furono fatte, che finalmente firmai. E più innanzi confessa che, atterrito dai rimorsi, chiese di vedere il commissario per dirgli che quanto aveva asserito e firmato sul conto di Dramis e Francalanza, era falso, ma il De Spagnolis gli rispose: Quello che tu ci hai detto io e la commissione abbiamo capito ciò che è vero, e ciò che è falso:... che t’importa dei guai degli altri. .. pensa a salvarti tu... noi sappiamo di certo che quelli sono gli infami... Dio sta in cielo e non in terra. Dio non vede i fatti nostri... Tu sei un giovane che hai studiato, e pure credi a tante cose che si dicono. Quanto sei c... e f... Non ci pensare. Mettilo a mia coscienza.. . Io fo tanto pel tuo bene e tu mi fai questo. Io sono stato dal Re, e ti ho rappresentato come un candeliere di oro, (sic!) ed ora mi vuoi fare scomparire. Pensa che tu sei la gemma preziosa di me, e della Commissione. Tu sei la pupilla degli occhi nostri. Pensa a portarti bene, che tutto si fa per tuo utile. E cambiando tono "Non ti disgustare il prefetto. Fa quel che dico io, in opposto ti farò pesare ogni cosa; ti manderò nel Castello di S. Elmo o in quello dell’Uovo e ti farò fare tanto di testa,„: un’alternativa insomma di seduzioni e di minacce, con tutte le volgarità caratteristiche, dialettali e grammaticali, della polizia borbonica, benchè in questo genere di confidenze per eccesso di zelo, strappate a forza tra minacce e strazi morali e materiali, tutte le polizie e tutti i carcerieri più o meno si somiglino, in ogni regime di governo...


Ma furono inviate veramente quelle memorie al loro destino ? E quali effetti ebbero? E che ne fu di quei due soldati? Nè il Tocci, nè altri sanno di più. Certo è che parecchi di quegli arrestati, benchè non vi fosse processo, stettero in prigione fino al 1860, e Ferdinando Mascilli tornò da Capri, come è noto, dopo la Costituzione. Ferdinando II era morto; suo figlio rivelava tendenze miti; Garibaldi aveva strappata la Sicilia ai Borboni, e il continente minacciava di andare in fiamme. Per effetto dell’atto sovrano del 25 giugno, si aprirono le carceri politiche e ne uscirono i prigionieri, e tornavano dall’esilio gli emigrati, ma gli arrestati per Agesilao Milano erano ancora detenuti a Santa Maria Apparente. Occorreva una mi-