Sommario: Luogotenenza in Sicilia e ministero di Sicilia a Napoli — Carlo Filangieri luogotenente del re — La rivolutane del 1848 nell’Isola, sua ingenuità, errori e contraddizioni — L’opera del principe di Satriano — Cassisi ministro di Sicilia a Napoli — Primi disinganni del luogotenente sul conto di lui — Il primo Consiglio di governo in Sicilia — Ferri, Antonelli e Ventimiglia — Lo stile del Giornale di Sicilia — Il biribisso — Maniscalco, direttore di polizia — Alcuni particolari sulla polizia di allora — Le ritrattazioni degli ex Pari ed ex deputati, pubblicate nei loro testi — Diversità di sistema a Napoli e in Sicilia — Testo ufficiale della petizione per abolire lo Statuto nelle provincie continentali — Come si raccoglievano le firme — La politica di Filangieri in Sicilia — Opinione posteriore di Francesco Crispi — Rimesso l’ordine, rinasce la vita sociale nell’Isola — La villa del duca di Caccamo e i versi del Meli — Il re promette di andare in Sicilia, non a Palermo.
Con decreto del 26 luglio 1819, Ferdinando II aveva ripristinato il ministero di Sicilia a Napoli, e con un altro del 27 settembre dello stesso anno ripristinò la luogotenenza. Questo decreto, riconfermando l’obbligo per la Sicilia di contribuire nella proporzione del quarto alle spese generali del Regno, cioè della Casa Reale, degli affari esteri, della guerra e marina, sanzionava una specie di autonomia per gli affari civili, ecclesiastici e di pubblica sicurezza, i quali vennero affidati al luogotenente, e ad un Consiglio di quattro direttori. Autonomia più di nome che di sostanza, perchè, circa gli affari, i quali richiedevano l’approvazione sovrana, ed erano quasi tutti, il luogotenente doveva riferire, col parere del suo Consiglio, al ministro