Agesilao era dunque in queste condizioni morali, quando decise di sostituire il fratello Ambrogio, sorteggiato nella leva di quell’anno 1866. Circa mezzo secolo dopo, Attanasio Dramis in una violenta polemica, provocata da alcune informazioni mal riferite di Guglielmo Tocci, polemica che si svolse nel Corriere di Napoli del dioembre 1897, affermò alcune circostanze da non doversi trascurare, perchè egli, fuor di dubbio, fu l’amico più intimo del regicida. Affermò dunque il Dramis, che a Cosenza, prima che Agesilao e lui si facessero soldati, si era discusso dal comitato locale se non convenisse penetrare nell’esercito al fine di trovarsi a contatto col comitato centrale, e discutere se "un’iniziativa per bande nelle Calabrie potesse condurre ad un movimento generale delle provincie, che si dicevano pronte di seguire il moto„. E più innanzi: “di regicidio non ai fece mai cenno, neanche fra me stesso e Agesilao, che in quell’occasione mi ospitava in casa sua, dividendo meco il suo tettuccio„. Ma infine il Dramis afferma che, prima di separarsi, il Milano gli propose u a bruciapelo il regicidio, qualora la nostra missione rivoluzionaria fallisse. .. Io mi opposi energicamente a sì funeste tendenze, aggiunge il Dramis, dimostrando la inutilità delle esecuzioni personali, anzi il pericolo che simili attentati potessero riuscire a fare il giuoco del Murattismo allora prevalente nelle provincie nostre„. Pubblioo nei documenti tutte le affermazioni del Dramis.1 Da esse risalterebbe che il Milano avesse l’idea del regicidio, ma solo quando tutto fosse fallito; e che il discorso col Dramis sarebbe avvenuto prima che entrambi entrassero nell’esercito. Sono circostanze di certo importantissime. Ma sottratto al piccolo ambiente della provincia, e venuto a Napoli, le idee di Agesilao si allargarono, perchè a Napoli ritrovò i suoi compagni di collegio Falcone, Nociti e Tocci, studenti; e a Napoli si diede a frequentare la biblioteca borbonica, ora nazionale, dove leggeva a preferenza libri di storia antica, le vite del Plutarco e di Cornelio, destando la curiosità di quanti vedevano questo soldato dei cacciatori immerso per ore nella lettura. Chiedeva anche qualche libro latino. Nessuno seppe da principio chi fosse. Ottavio Serena lo ricorda; e lo ricorda anche il professore Carlo Avena, amendue superstiti. “Poco tempo prima dell’attentato, scrive l’ottimo professore Avena a suo figlio Alberto, un giovane smilzo e mo-
- ↑ Vol. III, documenti.