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Sofia, ma chi ferì il rettore non fu Agesilao. L’ambiente del collegio non attenuava gl’istinti impulsivi dei suoi alunni. E quando nel 1848 insorse la provincia di Cosenza, il collegio restò deserto, perché il rettore Marohianò coi giovani più atti alle armi, corse nelle file degl’insorti accampati nella valle di San Martino. Si disse che fosse tra questi Agesilao, che contava diciotto anni, ma non risulta. E i giovani Tocci, Mauro e Chiodi, i quali furono trucidati a Rotonda dai regi, per non aver voluto gridare: viva il re, erano stati alunni del Collegio italo-greco.1
Era questo l’ambiente del collegio di San Demetrio quando vi stette il Milano; e perciò desiderio indistinto e irrequieto di tempi nuovi, reminiscenze eroiche, disprezzo degli agi e dei conforti della vita e sacrifizio dell’individuo alla felicità comune: ecco gl’ideali che animavano quei giovani. Vi si aggiunga un sentimento entusiastico per la rivoluzione greca del 1821 e per gli eroi di essa. Nessuna maraviglia che Agesilao scrivesse a diciassette anni l’ode a Marco Botzaris, esistente tra i cimelii della biblioteca V. Emanuele di Roma e della cui autenticità non sarebbe permesso dubitare, sia per la persona che la vendè alla biblioteca, sia perchè, confrontata con autografi posseduti da Guglielmo Tocci, la mano di scritto ne risulta identica.2 Se l’ode poeticamente e anche grammaticalmente val nulla, ha curiose reminiscenze romantiche, e rivela la conoscenza che egli aveva dei versi del Berchet. Qual meraviglia che, uscito di collegio, il Milano, nel terribile contrasto fra i ricordi della scuola, le esigenze della vita reale e la povertà della famiglia, privo di ogni vocazione per il sacerdozio, si sentisse disadatto a risolvere il problema del l’esistenza, entrasse in qualche cospirazione politica e si facesse soldato? Le disgrazie amorose, che l’avrebbero costretto a lasciare il paese nativo e a non tornarvi più, e il cui ricordo era una spina per lui, non mai stanco di proclamare la propria innocenza, potrebbero aver contribuito alla risoluzione, che legò il nome suo alla storia, così come il piccolo impiego ottenuto a Cosenza presso il fornitore delle carceri, Carlo de Angeiis, gli bastava appena per vivere, solo perchè colà egli alloggiava presso una sua sorella, la quale vi teneva locanda.