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In fatto di religione gli albanesi restarono cattolici, ma conservarono il rito greco, con un vescovo e clero numeroso, il quale si formava nel collegio di San Demetrio Corone, dedicato a Sant’Adriano, e istituito sotto il pontificato di Clemente XII: collegio che per oltre mezzo secolo ebbe sede in San Benedetto Ullano, il quale forse per questo aveva meglio conservato le tradizioni della razza anche nei nomi, onde abbondavano gli Agesilao, i Temistocle, gli Attanasio, gli Ambrogio e persino gli Oloferne e le Penelopi. Agesilao usciva dalla più piccola borghesia; non poteva dirsi nullatenente, perchè la famiglia possedeva un campicello e qualche bestia, e aveva in casa uno zio prete. Suo padre era sarto, e sua madre possidente, secondo attesta l’atto di nascita,1 e lo zio Domenico aveva una scuola pia, come allora si chiamavano le scuole elementari dirette da ecclesiastici, e fu il primo maestro del nipote, il quale a tredici anni entrò nel collegio di San Demetrio e ve ne stette cinque, avendo a compagni, fra gli altri, Antonio Nociti di Spezzano Albanese, Giambattista Falcone di Acri, Guglielmo Tocci di San Cosmo e Attanasio Dramis di San Giorgio. Per la povertà della sua famiglia, si può ritenere che egli godesse il beneficio della piazza gratuita, alla quale aveva diritto ogni comune albanese di Calabria. Vero è che la retta era bassissima, soli ventiquattro ducati (102 lire), anzi i giovani destinati al sacerdozio non pagavano retta. Il collegio ebbe da principio carattere esclusivamente ecclesiastico. E quando crebbero i mezzi per la soppressione del convento dei Basiliani, vi furono ammessi anche laici. Il presidente del collegio era il vescovo albanese, e rettore un prete, albanese egualmente.


Di quanti scrissero del Milano e cercarono indagare circa le cause dell’attentato, nessuno volle o seppe trovarle in due di esse, le più semplici e le sole vere: la razza dalla quale usciva, e il collegio dove venne educato. Questo era un vivaio di giovani esaltati da sentimenti di libertà, da reminiscenze classiche, e da un senso d’idolatria per la rivoluzione francese, sino al punto che si era costituito una specie di comitato di salute pubblica, formato da tre di loro, con l’incarioo di resistere ad ogni atto di prepotenza dei superiori; nè quell’incarico era accademico, perchè contro il rettore Marohianò il comitato scese a vie di fatto, ed uno dei tre lo ferì di coltello. Quel comitato fu composto fra il 1846 e il 1848 dagli alunni Dramis, Milano e Nicodemo Baffa di Santa

  1. Vol. III, documenti.