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molto si adoperò a beneficio dei perseguitati politici e non sottoscrisse, neppur lui, la petizione per abolire lo Statuto. Chiamò come insegnante nel seminario prima il sacerdote Felice Nisio, e poi suo fratello Girolamo, il quale ha narrato in una lettera scritta, alcune settimane prima di morire, particolari interessanti circa quell’insegnamento e l’ottimo pastore.1 Mite e non del tutto avverso al progresso civile, era monsignor Pieramico, vescovo di Potenza. E contrastavano in Capitanata monsignor Taglialatela, vescovo di Manfredonia, sapiente prelato, e monsignor Javarone, vescovo di Candela e Cerignola, già confessore del re, terrore dei laici, inframmettente e intransigente. Egli stesso confessava i seminaristi per sorprenderne alcuni segreti e incuteva tanta paura, che il seminario si chiuse, perchè nessuno volle più andarvi. Monsignor Javarone morì nel 1855 e gli successe monsignor Todisco Grande, non carne, nè pesce. Tre prelati di Andria occupavano le diocesi di Foggia e di Lucera e di Catania: monsignor Frascolla, la prima e monsignor Jannuzzi, la seconda, e monsignor Regano, la terza: tutti e tre schietti dinastioi, ma d’indole diversa, perchè Jannuzzi aveva rigori più apparenti che reali; monsignor Frascolla, rigorista non da burla, aveva una vera ricchezza di fanatismo, onde ebbe condanna di carcere e multa nei primi anni del nuovo regime. e monsignor Felice Regano era un santo uomo, soprannominato a Catania il "padre dei poveri„ e morto nel 1861. Monsignor Jannuzzi succeduto in Lucera a monsignor Portanova, aveva un vicario, certo Castrucci, il quale diè motivo di pubblico scandalo per la tresca con una donna della diocesi, che il vescovo fece poi sposare al suo cameriere, allontanando, quando l’opinione pubblica glielo impose, il troppo caldo vicario, ma si disse ch’egli fosse debole coi sacerdoti audaci e prepotente coi deboli, fino al punto da far arrestare dalla gendarmeria a cavallo, appositamente chiamata da Foggia, quattro sacerdoti della collegiata di San Domenico, che si erano messi in urto con lui e col capitolo, per certi

  1. La lettera ha per titolo: Il patriottismo del seminario di Matera, e si legge nel Lucano, numero unico, pubblicato lo scorso anno dall’egregio avvocato Corbi, per il primo centenario del capoluogo della Basilicata: pubblicazione interessante anche per eleganza di tipi, e alla quale concorsero i più chiari nomi della provincia. Basterà ricordare Giacomo Racioppi, Emilio Fittipaldi e Pasquale Grippo.