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sa, che si disse aver ottenuto il vescovato per simonia. Alla bontà ineffabile del Cosenza faceva strano contrasto, nella stessa provincia, monsignor Montieri di Sora, infatuato di assolutismo, zelante persecutore di liberali, amico personale di Ferdinando II, e benché non fosse vecchio, sempre tra la vita e la morte. Era emottoico. Contrastavano in Terra di Bari i vescovi di Andria e di Conversano: un fanatico rude, come monsignor Longobardi, e uno spirito veramente apostolico e signore, se non di nascita, di maniere, come monsignor Mucedola, il quale non volle firmare la petizione per l’abolizione dello Statuto. Chiamato nel giugno del 1851 ad audiendum verbum, in Napoli, vi andò senza paura. Vide prima il Peccheneda e poi, a Caserta, il re. All’uno e all’altro disse che non aveva firmato quel documento, avendo giurata la Costituzione, ma lasciava liberi i suoi preti di firmarlo, essendo un affare che riguardava la loro coscienza. Il Re non seppe che rispondere a un ragionamento così logico, e parve anzi che approvasse la condotta del vescovo; ma quando questi fu andato via, si racconta che dicesse: "Vi che mme fa ’o parrucchiano ’e san Paulo!1 Il Mucedola era parroco di San Paolo presso Sansevero, quando fu assunto al vescovado per il favore del marchese Lagreca di quella terra, lontano parente dei Lagreca di Polignano a mare. Il re se la legò al dito e monsignor Mucedola fu dei pochissimi, che non ebbero mai onorificenze; anzi nel 1859, in occasione del matrimonio del principe ereditario, avendo assistito in Bari alla benedizione nuziale con gli altri vescovi della provincia, fu il solo, tra questi, non decorato della croce di Francesco I. Erano anche miti pastori il De Bianchi, arcivescovo di Trani, e il Guida, vescovo di Molfetta.


Contrastavano in Terra d’Otranto monsignor D’Avanzo a Castellaneta, prepotente, violento, quasi birro in paonazzo, morto cardinale e vescovo di Teano, e quel buon monsignor Caputo di Lecce; e contrastavano in Basilicata monsignor Di Macco, arcivescovo di Matera e Acerenza, che Ferdinando II chiamava, per ironia, il Ghibellino e il Protestante, e monsignor Acciardi, vescovo di Tursi e Anglona, famoso per il suo spirito reazionario e poliziesco. Monsignor Di Macco, nativo di Gaeta,

  1. Vedi che mi fa il parroco di San Paolo!