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che poi fa principe di Gerace, oominoiò a far la corte in quel mese di ottobre a Titina Forli, che sposò l’anno dopo e dette un gran ballo; e che Peppino Pignatelli e la prima figlia di Cassano si erano fidanzati. Annunziava un combinato matrimonio di Gioacchino Cutinelli con la G. senza altra indicazione, ma aggiungeva che non si sarebbe fatto. Strana cosa: Gioacchino Cutinelli sposò, molti anni dopo, Laura Antonacci, prima figliuola di Giuseppe e nipote di Cesare.

Nonostante il colera, non mancavano ricevimenti e pranzi per gli onomastici, onde Cesare poteva scrivere da vero stoico: Colera in cielo, in terra e dappertutto: eppure vi si pensa pochissimo, e molti chiedono del bollettino dei colerosi come si ricerca un bollettino di Crimea, ma tatti mangiano come prima. E pochi giorni dopo scriveva... Dimenticavo dirti che tutta Napoli i in rumore per la visione che ha avuto tre giorni or sono, il p. Quaranta agostiniano, cui è comparsa di notte la beata Francesca delle cinque piaghe, che gli ha predetto che il colera finirebbe pel dì 25. È tanto bella la promessa che io credo quasi alla visione, e se si avvera la profezia, sarò il più devoto di questa Beata. Non si parla d’altro„.

La verità è, che tutti avevano paura del morbo, ma vi si mostravano più rassegnati. L’anno prima la strage e la paura erano state maggiori. La mancanza di mezzi celeri di trasporto impediva che si cercasse scampo nei paesi lontani. La Corte si era ritirata a Caserta, perchè i sovrani avevano più paura dei sudditi. Fra le vittime più compiante vi fu un giovane di grande avvenire, unico figliuolo di famiglia signorile e doviziosa di Puglia, Celio Sabini di Altamura. Aveva ventun anno e morì l’otto agosto 1854 nelle braccia del suo fraterno amico Ottavio Serena, il quale ne tessè l’elogio alcuni anni dopo, e lo ricorda con profondo affetto, come ricorda pure che nella notte in cui il Sabini morì, egli, Serena, tracannò una bottiglia di laudano, che non lo spedì all’altro mondo, ma lo fece dormire ventiquattr’ore di seguito, e lo salvò dal morbo. La vittima più illustre del colera in quell’anno fu Domenico Capitelli, che lasciò due figli di tenera età: Guglielmo e Antonietta, oggi contessa Balbi Valier.

Un altro infortunio colpì Napoli in quell’anno, e sarà bene riferirlo con le parole stesse adoperate da Alfonso Casanova.