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“Avant’ieri, S. A. il conte di Siracusa, andò a Sorrento. Pare che oi rimarrà un par di meni. Ti dirò una storiella. Questa volta il conte dai capelli pagati, facendosi raccomandare da S. A. è riuscito ad ottenere il suo invito per il ballo di sabato. L’indomani, al pranzo di Corte, il re domandò al fratello,(che peraltro non era stato al festino): Sapessi per caso chi era un giovine, in abito di cavalier di Malta, con dei capelli neri, ma d’un nero assai curioso, e due gambe magre e storte?. La risposta sarebbe stata tanto facile, quanto era facile a capire che bisognava non rispondere. L’interrogato adunque fe’ vista di non riuscire a indovinarlo, e mostrò di credere che avesse potato essere Ciccillo Cattaneo: Che Cattaneo! questo qui lo conosco, ed è un bel giovine; quando invece quello di cui ti parlo mi pare l’otricolo degli otricoli (allusione ad una frase di Tiddei negli Innamorati). Chi toglierà più questo soprannome al povero conte? Sarebbe più agevole togliergli ad un tratto i capelli del capo„!

Sfogliando quel carteggio, quanti nomi e ricordi e aneddoti vengon fuori! Sarà bene ricordarne alcuni. Alfonso riferiva all’Antonacci tutto ciò che faceva, e le sue lettere hanno sempre qualche cosa d’interessante e riboccano di lirismo.

      "... Vado spesso da Giovanni Barracco, scriveva, e leggiamo Virgilio ed Eschilo. Qualche sera la passo al palazzo Mautone, sempre ammiratore di don Antonio (Ranieri). Qualche rara volta al caffè d’Europa, dove mi è toccato di sostenere per due ore che la Divina Commedia e la Sonnambuia valgano meglio dei solfanelli accensibili! Mi erano oppositori, fra gli altri, Colonna e Sterliek. E nota, a mio vituperio, che convinto nell’entusiasmo della mia tesi, non mi ero piegato ai solfanelli, ma avevo parlato del vapore ...

E chiudeva la curiosa lettera:

Oh, veramente
Il secol dei lumi è il secol nostro!...

E in altra:

      Avrai già saputo che il cavalier Del Bolso, zio di Roberto, (conservatore delle ipoteche a Trani) lasciò suo erede il fratello don Vincenzino, e soli ducati 150 per lutto alla moglie! Ordinò che, quarant’ore dalla sua morte, gli si tagliasse un dito! per esser ben certi di non seppellire un vivo„.