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“Avant’ieri, S. A. il conte di Siracusa, andò a Sorrento. Pare che oi rimarrà un par di meni. Ti dirò una storiella. Questa volta il conte dai capelli pagati, facendosi raccomandare da S. A. è riuscito ad ottenere il suo invito per il ballo di sabato. L’indomani, al pranzo di Corte, il re domandò al fratello,(che peraltro non era stato al festino): Sapessi per caso chi era un giovine, in abito di cavalier di Malta, con dei capelli neri, ma d’un nero assai curioso, e due gambe magre e storte?. La risposta sarebbe stata tanto facile, quanto era facile a capire che bisognava non rispondere. L’interrogato adunque fe’ vista di non riuscire a indovinarlo, e mostrò di credere che avesse potato essere Ciccillo Cattaneo: Che Cattaneo! questo qui lo conosco, ed è un bel giovine; quando invece quello di cui ti parlo mi pare l’otricolo degli otricoli (allusione ad una frase di Tiddei negli Innamorati). Chi toglierà più questo soprannome al povero conte? Sarebbe più agevole togliergli ad un tratto i capelli del capo„!
Sfogliando quel carteggio, quanti nomi e ricordi e aneddoti vengon fuori! Sarà bene ricordarne alcuni. Alfonso riferiva all’Antonacci tutto ciò che faceva, e le sue lettere hanno sempre qualche cosa d’interessante e riboccano di lirismo.
E chiudeva la curiosa lettera:
Oh, veramente |
E in altra: