suggeritore fu Giuseppe Fiorelli, segretario e intimo del conte di Siracusa e che poi, direttore del museo di Napoli, associò per sempre il nome suo a Pompei e per molti anni diresse gli scavi d’antichità del regno d’Italia. Divenuto vecchio e cieco, ritiratosi dai pubblici uffici, morì quasi dimenticato e povero. Di lui parlerò più volte nel corso di queste cronache. L’Astrologo della Certosa, cioè Cammillo Caracciolo, è morto da alcuni anni. Fu ministro a Pietroburgo e a Costantinopoli e prefetto di Roma: ideologo di molto e simpatica ingegno, ma non mai contento di nulla. Il gentiluomo veneziano, Giovanni Barracco, è oggi senatore del Regno e fu per molti anni deputato: la politica non più lo seduce, ma l’arte non lo invecchia. La sua preziosa collezione di marmi antichi, congiunta oramai alla storia dell’arte e che egli ha donato al municipio di Roma, ne eternerà il nome. Oggi è nell’Urbe un museo Barracco di scultura antica comparata, e dove tutte le grandi arti scultorie, egiziana e l’assira, la greca e la romana, la cipriota e l’etrusca sono rappresentate da esemplari copiosi e interessanti. È un piccolo museo quella collezione, formata con intelligenza e passione e dove tutte le grandi arti scultorie, l’egiziana e l’assira, la greca e la romana, la cipriota e l’etrusca, sono rappresentate da esemplari copiosi e interessanti. Giovanni Barracco scrive pure sonetti politici che recita agli intimi. Deputato per molti anni, parlò poche volte, ma ascoltatissimo, in un suo discorso sul porto di Cotrone si rivelò artista della parola. Senatore, son dovute a lui le principali innovazioni del palazzo Madama, nonchè la sala dedicata alla memoria di Umberto I, e illustrata da un interessante opuscolo. Potè compire tali opere nel lungo periodo che fu questore del Senato, insieme al marchese Luigi Gravina, suo collega. Nella seduta del Senato del 21 giugno 1896, prendendo la parola sui provvedimenti a favore della Calabria, pronunziò un discorso, che si chiuse fra la commozione sua e gli applausi vivissimi e prolungati di una assemblea non facile ad applaudire i suoi oratori. Marcello Spinelli succedette per breve tempo al principe Gaetano Filangieri nella presidenza del Museo artistico industriale; Marcello Gallo e Vincenzo Santorelli, son morti; e Alda, santamente rassegnata ai dolori della vita, e dei quali trovò solo conforto nella carità, è morta anche lei, lasciando di sè, come benefattrice e scrittrice, un nome che non morrà. I superstiti quel teatro, o meglio di quella famosa rappresentazione, sono Barracco, lo Spinelli e donna Laura Minghetti, allora principessa di Camporeale, che in quella sera, di dietro alle quinte, in-