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Corte o all’Accademia; da Meuriooffre o da Sorvillo. I divertimenti non uscivano dai confini della propria coterie, e consistevano principalmente in innocenti rappresentazioni filodrammatiche, secondo la vecchia tradizione della nobiltà italiana e della napoletana in ispecie, ed anche della ricca borghesia. Quasi non vi era grande palazzo, a cominciare dalle reggie di Napoli o di Caserta, dove non vi fosse il teatrino, il quale si apriva a intervalli, e dove alla presenza di amici e convitati si recitavano drammi e commedie, e all’occorrenza, delle tragedie, e la recita finiva ordinariamente in ballo e cena, e in una cronaoa laudatoria dell’Omnibus o del Nomade.

La sera del 10 giugno 1857 innanzi ad un gran pubblico di invitati, si rappresentò, nel teatrino, di casa Lucchesi Palli, il noto dramma Luigi Rolla. L’interpretarono Ottavio Serena, protagonista, Ernesto Cassitto, il conte Eduardo Lucchesi, Maddalena Torelli, Massimo Consalvi, Achille Torelli, Lorenzo de Francesco e Alfonso Cassitto: “tutti egregi giovani — scriveva il Nomade — e degni veramente d’ogni lode, non solo già pel nobile fino che si hanno proposto, ma eziandio pei rapidi progressi, che sempre più essi fanno nella bellissima arte della drammatica„. Pochi mesi dopo, in casa del barone Proto Cicconi, la baronessa, la signorina Del Casale, i fratelli Bisceglie, i signori Santoro, Romeo e Pelsen recitarono la Pia dei Tolomei del Marenco, Il sistema di Giorgio di Del Testa, i Due sergenti e alcune farse. Ma portavano la palma su tutti l’elegante teatro del conte di Siracusa e quello di casa Craven al Chiatamone. La sera del 15 marzo 1858 si rappresentò al teatrino di don Leopoldo di Borbone, con un allestimento scenioo splendidissimo, Alda, la Stella di Mantova, dramma in versi, scritto appositamente dal duca Proto e inteso dimostrare che la vera bellezza non solo può condurre a virtù un cuore pervertito, ma comporre vecchi odii di parte. La duchessa Ravasohieri era Alda; Marcello Gallo, Luigi II da Gonzaga, marchese di Mantova; Camillo Oaracciolo, l’Astrologo della Certosa, Giovanni Barracco, Marcantonio Soranzo, gentiluomo veneziano; Marcello Spinelli, Liborio di San Zenone, podestà; Odorisio Maltraverso, siniscalco. Questa parte era affidata a Giovanni Barracco, ma egli la rifiutò, preferendo l’altra non odiosa dell’Astrologo che l’accettò invece il marchese Santorelli, il quale da poco era divenuto marito della