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signorine sentimentali, che lo chiamavano per vezzeggiativo bozzetto, secondo il dizionario speciale della marchesa Messanelli. E v’erano Luigi Taddei e Adamo Alberti, due artistoni di prim’ordine, massime il primo che può chiamarsi senza esagerazione il principe di tutti i caratteristi passati, presenti e futuri; i coniugi Marchionni, Luigi Monti ed Angelo Vestri. Compagnia come non se n’è più viste e affiatamento completo fra tutti. Il Taddei era un po’ poeta. In una sua lunga poesia inedita contro i fogli teatrali, scriveva:


. . . . . . . . . . . . . .
Chi non sa il traffico
Dei giornalisti?
Danno il battesimo,
Sputan sentenza,
Si eriggon giudici
Per eccellenza.
Oggi t'innalzano
Fino alle stelle,
Doman ti levano
La prima pelle.
. . . . . . . . . . . . . .


Benchè Adamo Alberti avesse, come ho detto, il monopolio del teatro di prosa e una sovvenzione di quattromila ducati; un’incredibile gretteria vi fu sempre negli allestimenti scenici e in tutto l’addobbo dei Fiorentini. La non ampia sala era illuminata ad olio e vi si respirava un’aria quasi di mistico raccoglimento. C’era un’orchestra, ma ahimè, quanto strimpellata! Però, per valore di artisti e scelta di opere, non si poteva desiderare di meglio. Una buona rappresentazione in quel teatro era considerata come un vero godimento intellettuale dalle persone colte, perchè ogni produzione di qualche valore aveva il suo strascico di critiche letterarie e di polemiche, che forse non si scrivono più. Erano critici teatrali, fra i più reputati e temuti Enrico Pessina, Federico Quercia, Luigi Indelli, Vincenzo Torelli, Floriano del Zio, Vincenzo Petra e i più instancabili, Andrea Martinez e Pietro Laviano Tito. Michelangelo Tancredi era persecutore umoristico del Majeroni in versi e in prosa. Celebre la polemica per la Saffo dell’Arabia, rappresentata nel 1857 e che fu un avvenimento letterario e teatrale. Ma quella Saffo,