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Emilio Imbriani, un inno e un sonetto di Francesco Dall'Ongaro e componimenti di tre poetesse: Eloisa Ruta, Battistina Cenasco e Giannina Milli: le tre grazie della strenna, come le chiamò il Verrati. Di più, Francesco Auriti, poi alto magistrato e senatore, consacrava lacrimose ottave alla Malinconia; Tito Livio de Sanctis, il celebre chirurgo, un’ode piena di affetto a sua figlia morta e Leopoldo Dorrucci cantava i conforti di un’altra vita.

Anche a Campobasso si pubblicò una strenna molisana, con prose del Chiavitti, del De Lisio e di don Pasquale Albino, e versi dei signori Buccione, Ferrone e Cerio. Ed un’altra ne fu pubblicata nel 1858 a Potenza, dal titolo La Ginestra, a cura di Michele de Carlo di Avigliano, e conteneva poesie e scritti di Niccola Sole, di Francesco Ambrosini, del Giura, del Battista e di altri.


Neppure le strenne sfuggivano agli artigli dei revisori. Fra le tante buffonate, alle quali la regia revisione dava pretesto, ricordo quel che successe al Torelli nel 1853, quando pubblicò per gli associati dell’Omnibus e per il pubblico, una strenna intitolata La Sirena, dov’era la traduzione che il Tancredi aveva fatto di una Orientale spagnuola di José Zorrilla. La poesia conteneva il lamento di un signore arabo, che indarno impetrava amore da una crudele cristiana spagnuola. Il primo esemplare fu, alla vigilia di capodanno, mandato in omaggio al prefetto di polizia. Questi la lesse, ma trovando nell’Orientale espressioni a lui sembrate ambigue, come la mia catena, lo schiavo tuo, prigioniero degli occhi tuoi, angiolo della regione degli aromi, paradiso e simili, montò su tutte le furie contro il revisore e contro il Torelli e proibì la pubblicazione della strenna. Torelli ne fu sgomento. Andavano perduti gli esemplari di lusso, rilegati in velluto e in raso, per il re, per la regina, per i ministri e gli alti funzionarii e andava perduta la vendita agli abbonati dell’Omnibus e al pubblico. Ebbe un’idea luminosa: la poesia incriminata occupava due sole pagine d’uno stesso foglio, propose il taglio di quel foglio e la polizia vi consenti, ma volle prima in mano sua tutt’i fogli strappati, e così permise la pubblicazione.

I revisori dei giornali, delle strenne e dei teatri non ave-