Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/155


— 133 —

Delle Riviste sono da ricordare lo Spettatore Napoletano, fonlato dai fratelli Arabia nel 1865, e che visse due anni, e il Museo di scienze e letteratura diretta da Stanislao Gatti, importante effemeride, nella quale egli, il valoroso uomo, con Stefano Cusani, Giambattista Ajello, ed altri esteti diffondeva le dottrine di Hegel tra gli studiosi di filosofia. Era anche poeta e uomo di società, e nel 1859 pubblicò dal sanscrito il Bhagavad-Gita, un incomprensibile poema metafisico indiano, del quale si parlerà più innanzi. Dopo il 1860 il Gatti fu consigliere di prefettura e morì prefetto di Benevento. Spirito colto e sdegnoso, ebbe più ammiratori che amici. Più varia e completa rivista era il Giambattista Vico, fondata dal conte di Siracusa, che fu variamente benemerito della cultura in quegli anni, seguendo gli impulsi del suo indimenticabile segretario Giuseppe Fiorelli. Il Giambattista Vico si occupava di storia, di filosofia, di matematica, di medicina, di archeologia ed economia politica. Usciva ogni mese, stampata nitidamente dal libraio Dura. Vi collaboravano uomini e giovani chiarissimi nel mondo scientifico e letterario: Carlo Troja, i cassinesi Tosti e De Vera, Giuseppe Fiorelli, Giovanni Manna, Salvatore de Renzi, Carlo de Cesare, Guglielmo Guiscardi, Gaetano Trevisani, Remigio del Grosso, Costantino Baer, Federigo Quercia, Quercia, Camillo Minieri-Riccio, Filippo Volpicella, Antonio Tari, Giuseppe Colucci, allora sottointendente di Cittaduoale e altri minori.

Un’altra effemeride di qualche valore fu la Rivista Sebezia, scientifica, letteraria, artistica, fondata da Bruto Fabbricatore, superstite e fido discepolo di Basilio Puoti. Si pubblicava a dispense e la prima vide la luce nel luglio del 1855. Il primo numero, oltre un discorso proemiale, conteneva una lettera di adesione di Francesco Orioli, datata da Roma il 22 luglio 1855, e poi uno scritto inedito, dettato da Cataldo Iannelli nel 1816 per Vincenzo Coco, sulla Storia universale antica; un lavoro di metodologia di Michele Baldacchini; una prolusione di estetica di Paolo Emilio Tulelli ed articoli di Degli Uberti, di Giuseppe de Cesare, di F. M. Torricelli, di Pietro Balzano. Si chiudeva con buone bibliografie di Giovanni Manna, di Michele Melga e di Bruto Fabbricatore. Oltre i sopracitati vi scrissero in seguito Camillo Minieri-Riccio, Enrico Pessina, Gaetano Trevisani, Saverio Baldacchini, Agostino Ma-