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ti Caridei, e a Chiaia, il caffè Nocera. Coppola ne formò questa sciarada:

Il mio primier dolcifica
L’altro le grinfe asconde,
Il terzo in un confonde
Lo zucchero e il caffè.
E il tutto che cos'è?
Lo dimandate a me?
Non posso dir perchè...

Fra i giornaletti umoristici va ricordato il Palazzo di Cristallo, fondato nel 1856 da Antonio Capecelatro e da Luigi Zunica, che ne era il proprietario; e vi scriveva quel Giuseppe Orgitano, lo scrittore di maggior vena umoristica che abbia avuto Napoli a quei tempi, e che Marco Monnier nel suo libro: L’Italie, c’est-elle la terre des morts? chiamò l’enfant le plus spirituel du Royaume. Cesare della Valle di Casanova, fratello maggiore di Alfonso, n’era redattore, e Zunioa fu cerimoniere di corte dopo il 1860. Orgitano morì segretario al ministero della guerra e di lui, nel Fanfulla, scrisse il suo costante amico e felice collega in umorismo, Vincenzo Salvatore, del quale si parlerà più innanzi. Cesare della Valle di Casanova non ebbe fortuna pari all’ingegno. Era allora uno dei giovani più brillanti ed eleganti della società napoletana, critico teatrale ed epigrammista, immaginoso e iperbolico. A proposito del Palazzo di Cristallo egli scriveva a suo cognato Antonacci, nel dicembre 1856: il nostre giornaletto non può tanto piacere in provincia quanto in Napoli, perchè si occupa di cose affatto napoletane. Posso assicurarti che qui fa furore, e che se ne smaltiscono 1200 copie. Abbiamo per noi tutta la classe alta. Io ho particolarmente scritto l’articolo sull’incarimento dello zucchero, sulla toletta d’inverno, e il "testamento dell’abbonato„. Il giornale andrà meglio in appresso, ma invece morì e gli successe il Diavolo Zoppo con caricature. Per due o tre numeri ne figurò direttore Achille Torelli, giovanissimo; poi la direzione passò a Francesco Mazza Dulcini, ma lo scrittore principale e più fecondo n’era l’Orgitano e con lui il Rosati. Il giornale fu soppresso nel 1859 con un semplice avvertimento al tipografo, il quale era Emanuele Rocco, e con una lavata di testa all’Orgitano, salvato da male maggiore per opera di don Felice Marra, suo capo di ripartimento al ministero della guerra.