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Enrico Colonna, all’opposto del Delfico, caricaturista per genio e per diletto, era un pittore, il quale faceva delle caricature, cioè delle figure esagerate. Disegnava naturalmente meglio del primo, ma ne era lontano come "fisionomista». Delfico con due tratti riproduceva una persona: unico allora in questo; e Colonna vi riusciva poco. E se si voleva da lui una figura con caricature, la quale significasse qualcosa, bisognava dargli e spiegargli il soggetto. Lavorava di mala voglia, senza neppure un briciolo di quella passione d’arte, che riscaldava il Delfico.

Nel 1854, alla fine di giugno, nacque Verità e Bugie, giornaletto teatrale e umoristico, che ebbe fortuna, nonostante che il suo spirito, non privo qualche volta di finezza, cadesse più sovente nelle freddure e nelle volgarità. Lo fondarono Niccola Petra, Luigi Coppola e Carlo de Ferrariis, i quali presero rispettivamente le sigle di Z, Y e X. Nella terza pagina si pubblicavano alcune caricature in litografia, credo del Colonna, ma il tentativo non ebbe successo. Dopo poco tempo, Petra e De Ferrariis ne uscirono e vi entrò Michelangelo Tancredi, che si firmava K, e vi ebbe molta parte. Vi scriveva pure Giuseppe Rosati, che fu più tardi direttore della Real Casa di Napoli, uomo di vivace spirito, figlio di don Franco, primo medico di Corte, anzi medico di fiducia di Ferdinando II. Niccola Petra era figlio del marchese di Caccavone, ma, pur avendo ingegno svegliato, non possedeva la genialità, nè la larga vena umoristica del padre, onde fu dal duca Proto bollato con questo epigramma:

Perchè figliuol tu sei del Caccavone
Le tue frottole credi argute e buone;
Lo spirito non è fidecommesso:
Smetti, Nicola mio, tu si no f....


Scrisse versi, drammi ed epigrammi, i quali ebbero poca fortuna; studiava diritto col De Biasio, ma il maggior tempo con-

    Delfico di Amilcare Lauria, interessante e curioso. Vi sono riprodotte io caricature del Verdi e parecchie caricature politiche del 1860, meravigliosamente belle per concetto ed esecuzione. È addirittura un’opera d’arte quella ch’egli intitolò: Mondo vecchio e Mondo nuovo: il passato che precipita in mare, e la rivoluzione che sale a suon di tromba e di gran cassa. 11 Delfico ebbe nella caricatura politica le stesse rare qualità del Teja, ma sotto alouni rapporti gli fu superiore.