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va: “i signori del seguito del Re di Sardegna non nascondono il disappunto trovato pel freddo ricevimento avuto in Parigi„; e poi: “il governo francese, che non vuole dare ombra all’Austria, nè si cura che l’Inghilterra crei nel Piemonte uno stato a lei ligio nella penisola Italiana, non ha fatto al re Vittorio Emanuele l’accoglienza politica, che pretendevano gli utopisti che volevano fare l’influenza savoiarda sovrana di tutta Italia„. Ciò allo scopo di distruggere l’effetto di un telegramma dell’agenzia Havas, che si era affrettato a decantare quelle accoglienze, prima ancora che il re Vittorio Emanuele arrivasse a Parigi. E in altro rapporto del giugno 1856: “il Piemonte si mostra molto malcontento dell’attitudine della Francia e dei consigli di moderazione, che fa dare a Torino. E in una lettera nel marzo del 1857 da Bruxelles faceva cenno del memorandum di Cavour, che qualificava il rivoluzionario ministro piemontese; e nel luglio dello stesso anno accennava agli avvenimenti demagogici del Piemonte. E infine, in una nota del novembre del 1858: “l’Inghilterra per procurare di conciliare la Francia con l’Austria, ha domandato in Parigi che l’Imperatore, anche con un semplice articolo del "Monitore„ smentisce i progetti, che gli si attribuiscono di cambiare lo stato politico riconosciuto dai trattati in Italia, e smentire le intenzioni di appoggiare le intraprese del Piemonte„. E nel dicembre dello stesso anno: "si parla di voci in una prossima lotta del Piemonte sostenuto dalla Francia„. Pochi giorni dopo, in seguito alle parole rivolte da Napoleone III all’ambasciatore austriaco, le voci di guerra prendevano consistenza, e quattro mesi dopo scoppiavano le ostilità. E sembra perciò inverosimile, come l’Antonini, che era fra i più solleciti nell’informare il suo governo di ogni piccola cosa, che concernesse anche lontanamente il Piemonte, mostrasse d’ignorare quanto era avvenuto nella storica seduta degli otto aprile del Congresso di Parigi. Appena nove giorni dopo, secondo risalta dai documenti pubblicati da Nicomede Bianchi, egli ne avrebbe informato il suo governo. Nè risulta punto che egli avesse avnto alcun sentore delle inquietudini e dei maneggi di Cavour, fin troppo palesi, secondo mi diceva Costantino Nigra, e diretti a far entrare nel Congresso quella che allora dicevasi "quistione
nota 1
- ↑ Storia della diplomazia Europea in Italia, vol. VII, oap. VIII.