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pre a voce alta come i sordi. Avendo poca cultura moderna, si faceva delle illusioni circa le cose d’Italia. Nei primi giorni del 1859, stando a Bruxelles e passeggiando nel Parc Royai con l’aggiunto Ernesto Martuscelli, incontrò il duca di Brabante, allora principe ereditario, oggi re del Belgio. Il duoa lo fermò e salutò con molta deferenza, e caduto il discorso sulle cose d’Italia e sulla guerra che si credeva inevitabile, dopo le parole di Napoleone all’ambasciatore d’Austria, Antonini disse e vooe alta: “Elles sont dee utopies de Balbo et de Cavour„. E il duoa dì Brabante, a voce bassa, rivolgendosi al Martuscelli esclamò: “C’est drôle! il appelle ça des utopies„! Quando, morto Ferdinando II, Antonini tornò a Parigi, preferiva a tutt’i divertimenti il giuooo del whist in sua casa, rue d’Angouleme, Saint Honorè, col nunzio pontificio monsignor Sacconi, suo intimo, il quale andava in furore quando perdeva poche lire, estendo avaro e rozzo. Nel luglio di quello stesso anno 1859, Antonini aveva invitato a pranzo tre ufficiali superiori dell’esercito napoletano reduci da Liège, dove erano andati per acquisto di anni. Questi uffiziali giunsero con un’ora di ritardo, perchè sbagliarono l’indirizzo. Stanco di attendere, il vecchio diplomatico brontolava con qualche vivacità e arguzia: “Voilà ces militaires, ne sont pas civiles!„. La sua sordità era spesso cagione di equivoci umoristici. Tornando una volta da Napoli, Napoleone gli chiese come stesse il re; e lui, credendo che gli chiedesse come era stato il mare dorante il viaggio, rispose: affreux, e l’imperatore non si potè tenere dal ridere. Mori a settantacinque anni a Parigi, il 10 settembre 1862 ed è sepolto a Roma.1

Dall’ottobre del 1856 al giugno del 1859, a Parigi stette un agente officioso, che fu il barone Zezza, cara persona a quanti lo conobbero. La legazione uffioiale, che era a Bruxelles, come ho detto, aveva per segretario il conte Cito di Torrecuso e per aggiunto, Ernesto Martusoelli, che divenne poi ministro plenipotenziario e fu, ancora valido, messo in riposo, come il Barbolani, dallo stesso Crispi. Col Bianchini e col Fava egli è il superstite di quella diplomazia. Vi era impiegato un certo Navarro, fratello

  1. Il suo nipote ed erede marchese Francesco Antonini gli eresse un piccolo monumento nella chiesa della Trinità dei Monti, terza cappella a sinistra ricordando nell’epigrafe gli alti uffici coperti dallo zio, del quale si vede pure un busto in marmo.