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volta che doveva nominare la Sacra Beai Maestà del Re. Il collegio di Chieti aveva in quel tempo un gran buon nome; vi furono educati, fra gli altri, Giulio de Petra e Filippo Masci, e vi ebbe dignità di priore Angelo Angelucci, che divenne medico valoroso e fu carissimo al De Meis. Io lo conobbi, molti anni dopo, in una condotta del comune di Umbertide in provincia di Perugia, e poi sanitario della casa penale di Solmona: uomo, per la cultura e l’animo, degno di miglior sorte e spentosi quasi in miseria, pochi anni fa, in Aversa. Anche il liceo di Catanzaro era affidato agli scolopii; quelli di Bari, di Salerno e di Reggio, ai gesuiti. Gli altri erano quasi tutti egualmente affidati a gesuiti e a scolopii, ma soltanto ai quattro su nominati venne data facoltà di conferire i primi gradi in legge, medicina, matematica e fisica, cioè la così detta licenza professionale, onde non v’era bisogno che gli studenti dei primi anni si recassero a Napoli. Era ciò molto economico per le famiglie. Nella smania demolitrice che seguì al 1860, quegl’insegnamenti si andarono via via abolendo, mentre assai miglior partito sarebbe stato perfezionarli e renderli completi, per non agglomerare tanta moltitudine di giovani a Napoli. nè creare altre Università in ambienti refrattarii alla coltura.


Accanto all’Università fioriva l’Almo Real Collegio dei Teologi, istituito da Ruggiero, onorato e privilegiato da Giovanna II e da Alfonso d’Aragona, ed arricchito di grazie da diversi Papi. Spettava ad esso conferire la laurea in teologia ed esaminare i libri che si davano alle stampe; ed erano i suoi membri consultati come teologi di Corte. Abolito nel 1812, rivisse nel 1821 e in parte riebbe gli antichi privilegi; ma il conferimento delle lauree, dopo che fu riordinata l’Università e istituita la facoltà teologica, venne delegato a questa facoltà con l’intervento di quattro maestri dell’Almo Collegio. Questo dava pure dei saggi con dissertazioni sopra i problemi religiosi, che l’eresia e l’ignoranza negavano o mettevano in dubbio. Primo maestro onorario, il Papa; primo maestro partecipante, l’arcivescovo di Napoli; decano perpetuo, monsignor Code; vicedecano, monsignor Salzano e maestri onorarli, i cardinali Macchi, D’Andrea, Cosenza, Cagiano e Antonelli.

Tutto il Collegio aveva 48 maestri, dei quali, tren-