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saporti negli ultimi anni a studenti privi della licenza professionale. Però si trovava modo d’aggiustar tutto con pecunia e neppur molta. Non era permesso venire dalla Sicilia a studiare in Napoli. Se di qua dal Faro non v’erano altre Università, presso i principali licei delle provincie esistevano cattedre di diritto e procedura civile, di diritto e procedura penale, di diritto romano, di anatomia e fisiologia, di chirurgia teorica e pratica, di medicina pratica, di chimica farmaceutica e di storia naturale; e in qualcuno, come in Aquila, di medicina legale e materia medica, di mineralogia e geologia. I reali licei o collegi, avevano un convitto, diretto dai gesuiti o dagli scolopii, i quali insegnavano generalmente lettere, filosofia, scienze fisiche e matematiche. Gli altri professori erano laici. Cosi, a Lecce insegnava diritto e procedura civile, don Vitantonio Pizzolante, che fu deputato di Manduria nel 1876; Luigi Grimaldi, padre di Bernardino, insegnava nel liceo di Catanzaro le stesse materie, nonchè il diritto romano; e Francesco Fiorentino, giovanotto a ventiquattro anni, aveva già acquistato tal nome negli studii teologici e filosofici, che dava private lezioni di teologia ai novizii scolopii del liceo di Catanzaro, e di filosofia del diritto a una numerosa studentesca laica, e teneva aperti su di lui gli occhi della polizia, che lo vigilava senza tregua, finchè un giorno l’esiliò addirittura a Monteleone. I licei, con gl’insegnamenti più completi, erano quelli di Salerno, Bari, Catanzaro e Aquila.


Il collegio di Chieti era diretto dai padri delle scuole pie, ed ebbe insegnanti valorosi, tra i quali, nelle scuole universitarie, il Testa, finchè non fu chiamato a Napoli, e quel canonico De Giacomo, professore di diritto romano che, concorrendo più tardi, alla stessa cattedra nell’Università di Napoli, maravigliò esaminatori e uditori, parlando con mirabile facondia due ore di fila in latino e citando a memoria lunghi brani di Papiniano e Giustiniano, Era soprannominato 'o prevetariello.1 Liberale fino al 1860, divenne poi intransigente e morì vescovo dei Marsi nel 1884. Vi insegnava pure diritto penale Niccola Melchiorre, che fu poi deputato di sinistra in varie legislature, e presidente per molti anni del Consiglio provinciale. Era il solo, che facesse lezione col cappello in testa, per cavarselo rispettosamente ogni

  1. Piccolo prete.