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ferino un Re e un grande Imperatore, co' propri eserciti a’ nemici d’Italia intimarono.
Ed ecco quelle forze vive, che non valsero a distrugger fra noi né soverchianza d’armi straniere, né interna dispotica dominazione, subitamente per ogni dove manifestarsi, rinvigorire, ed accrescersi. Vedete infatti potenza di popolo, che, infranti i suoi ceppi, a nuova vita è risorto! Per l’impulso dello spirito nuovo, nazionale, concorde, tutto in Italia prende nuovo incremento. Non dirò sol dell’esercito, che si riorganizza e si accresce; non dello spirito marziale, che quasi elettrica scintilla, come suprema salute in ogni classe è trasfuso; non della marina, che sarà presto delle più numerose e più addestrate del mediterraneo; non delle strade ferrate, che in breve trasformeranno l’Italia, e ne cambieranno l’aspetto, aiutandone il commercio e potentemente poi la unione nostra, e la nostra unità; non vo’ dire perfino dell’utile che deriverà alla patria da’ nuovi codici, sia per l’amministrasione della giustizia, sia pel diffondersi, anche nell’infima classe, della istruzione, a ragione dai governi dispotici tenuta finora in dispregio, perché tanto efficace onde il popolo si faccia morale, e senta la sua dignità; ma ben io dirò del risorger novissimo delle industrie d’ogni maniera, di questo elemento essenziale alla vita de’ popoli, e dello incremento che n’ebbero da quella nostra mirabile Esposizione.
Fu questo il gran convegno cui, con le opere loro concorsero gli italiani d’ogni provincia. I quali dopo gli allori recenti delle vinte battaglie, perchè niuna gloria mancasse a tanto splendido rinnovamento, ebbero in merito che ivi la patria li cingesse pur anco del pacifico ulivo.
Che se tanta bellezza e varietà di prodotti recarono improvvisi, e qual per forza d’incanto al palazzo dell’industria di Firenze; e se questo avveniva non appena il nuovo regno ampliato ordinavasi, e quando i cittadini piuttosto che alle manifatture e alle arti, sentivano il debito di attendere alle armi; che sarà mai, o Signori, allorquando l'Italia, Roma e Venezia rivendicate, assisa fra i suoi venticinque milioni potente regina sul Campidoglio,