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— Abd-el-Kerim, mormorò Elenka con voce rotta. Abd-el-Kerim!

L’arabo le volse le spalle e si rinchiuse in un feroce silenzio.

— Ebbene sì, continuò la greca, fui io a rinchiuderti in questa prigione, ma non ti torturai; fu il bandito Fit Debbeud. Avevo paura che tu mi fuggissi, la gelosia mi acciecò e ti volli in mia mano prima che nel tuo cuore si spegnesse l’ultima scintilla di amore che ardeva per me. Fui colpevole, lo so, fui miserabile, fui terribile nella mia vendetta, ma tu mi avevi fatta diventare una iena assetata di sangue. Abd-el-Kerim, perdonami in memoria di quell’amore che....

— Quell’amore s’è spento nel mio cuore, l’interruppe l’arabo sordamente.

— Oh! non è possibile, non lo voglio credere, tu mi ami ancora.

— No!... No!...

— Ma che ti feci mai io, perchè tu avessi a dimenticarti di me? Non ti ricordi adunque, di quelle notti serene e beate, quando io stava seduta sulle sponde del Bahr-el-Abied sotto la misteriosa ombra dei palmizi e che tu sdraiato ai miei piedi mi giuravi eterno amore, mi promettevi felicità sconfinate? Non ti rammenti più adunque di quei felici momenti, quando tu suonavi la rabàda e mi cantavi le canzoni del tuo paese frammischiandovi dolci parole d’amore? Tu allora mi ammiravi, tu allora adoravi la superba Elenka che avevi vinta e domata colla potenza dei tuoi profondi sguardi, del tuo immenso bene, del tuo coraggio. Sono adunque diventata sì orribile al tuo sguardo?

— Non parlarmi di giuramenti che io li ho infranti.

— Non ti parlo di giuramenti, ma solo di memorie.

— Le ho estirpate dal mio cuore.

— Sei proprio inesorabile con me, colla donna che tu un tempo idolatravi? Tu, che m’hai assassinato

La Favorita del Mahdi. 7