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dongolesi e lo libererai dopo di avergli parlato dell’antico vostro amore e d’averlo persuaso a dimenticare Fathma.

— Bene e della mia rivale che accadrà?

— Bisogna che tu estirpi dal tuo cuore ogni idea di vendetta poichè l’almea diverrà mia moglie.

— Sei pazzo, cento volte più pazzo di Abd-el-Kerim. Non so cosa darei per tuffare le mie mani nel sangue caldo della mia rivale.

— E io darei dieci anni della mia vita per vedere il mio rivale agonizzante ai miei piedi. Siamo in pari condizioni, lasciamo adunque che scampino. Vattene a trovare adunque il traditore e che Allàh ti assista.

Il greco gettò un fischio prolungato; tutti i beduini gettarono gli archibusi ad armacollo, piegarono le tende, caricarono i loro utensili sui mahari e sui cammelli e s’internarono nella foresta. Fit Debbeud li seguì dopo d’essersi assicurato che ogni traccia dell’accampamento era scomparsa e di aver comandato a due dongolesi di andare a mettersi presso la galleria.

— Quando avrai finito, manda un fischio e io apparirò, disse il greco a sua sorella, dopo di che si allontanò a rapidi passi nella direzione presa dalla banda.

Elenka se ne rimase lì, ritta, colle braccia abbandonate lungo il corpo, le ciglia aggrottate e come in preda a un profondo pensiero. Si guardò lentamente d’attorno quasi sorpresa di vedersi sola, poi si rizzò fieramente con un gesto risoluto e s’avvicinò ai due dongolesi che l’aspettavano immobili come due statue all’entrata dell’oscuro corridoio.

— Conducetemi dal prigioniero, diss’ella con una emozione che invano cercava di nascondere.

I dongolesi accesero le torcie e s’inoltrarono nel corridoio camminando con somma precauzione, per la tema di calpestare sulla coda di qualche aspide che poteva tenersi celata in fra i rottami. Elenka li seguì in silenzio, guardandosi attorno con crescente curiosità.

Man mano che procedeva sentiva il cuore battere