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Amò l’arabo, ma l’amò furiosamente, tremendamente tanto che per lui si sarebbe gettata anche nel fuoco e l’unione dei due cuori fu stabilita.

Sopraggiunse la guerra e Abd-el-Kerim partì col suo battaglione sotto il comando di Dhafar pascià. Elenka voleva seguirlo, le fu proibito e si rassegnò, dopo aver a lungo pianto, ad aspettare il suo ritorno. Quando Takir le portò la terribile notizia che Abd-el-Kerim s’era gettato nelle braccia di Fathma credette impazzire dalla gelosia e dal furore. Poi una sete ardente di vendetta la prese e giurò in cuor suo di dilaniare coi propri denti il cuore dell’abborrita rivale.

Partì subito anelante, furibonda, fuori di sè, quasi delirante. Non arrestò un sol minuto, neppure alla notte, fuorchè per cambiare i mahari che dilombava nelle continue e rapidissime corse e in meno di due giorni giunse in vista delle capanne di Hossanieh. I beduini vegliavano nella pianura e la condussero innanzi a El-Garch proprio nel momento che Notis svegliato di soprassalto dalla voce di Fit Debbeud, appariva sul piazzale.

Fratello e sorella, appena si scorsero si precipitarono nelle braccia l’un dell’altra, stringendosi quasi con rabbia e si guardarono mutamente per alcuni minuti con gli occhi scintillanti di collera e di gioia. I loro volti si contrassero stranamente e un sorriso feroce agitò le loro labbra.

— Vieni, Elenka, disse d’un tratto Notis, prendendola per mano.

La condusse lontana dalle tende, vicina ad una gran sfinge e la fece sedere sopra di un gigantesco tarbusch di pietra che altre volte doveva essere stato un cippo mortuario.

— Ebbene chiese Elenka con voce che sibilava fra i denti stretti.

— Abd-el-Kerim ti ha tradita, rispose Notis.

— È proprio vero adunque, che dopo di avermi tanto amata ha infranto l’amore che ci univa?

— Vero, Elenka, ti ha lasciata per correre dietro ad un’almea.