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le gambe dell’arabo che gli cadde sopra lasciandosi sfuggire di mano la scimitarra.

— Afferratelo! afferratelo! esclamò il bandito trattenendolo per la cintola.

Abd-el-Kerim tentò con uno sforzo disperato di risollevarsi, ma uno dei beduini lo fece ricadere assestandogli sul capo un terribile colpo col calcio dell’archibuso. In un batter d’occhio fu legato solidamente e trascinato via, nel mentre che una terza scarica di fucili partiva dal campo gettando a terra un altro bandito.

I beduini, preceduti da Fit Debbeud attraversarono come un uragano la pianura, si gettarono in mezzo alle colline e in men che lo si narri giunsero ai loro mahari. Fit Debbeud salì in sella coll’arabo, che stordito dalla percossa non opponeva la più debole resistenza e diede subito il segnale della partenza.

I venti mahari eccitati dalla voce e dalle sferzate partirono celeramente dirigendosi verso le foreste del Bahr-el-Abiad, lontane una diecina di miglia. Alcuni basci-bozuk si diedero a inseguirli mandando alte grida e agitando freneticamente le loro lancie, ma alcune archibusate li misero in fuga.

— Bravi, ragazzi! esclamò Fit Debbeud. Sferzate! Sferzate!

Le tenebre ed il vento che continuava a sollevare cortine di sabbia, favorirono la ritirata che si effettuava colla rapidità prodigiosa. Le sferzate e gli ich! ich! pronunciati in furia mettevano le ali ai mahari che divoravano la via.

Fit Debbeud, nel mentre che galoppavano in gruppo serrato, si chinò su Abd-el-Kerim che teneva stretto fra le braccia e lo toccò in volto colla punta del suo jatagan, facendogli uscire una goccia di sangue. L’arabo aprì gli occhi e lo guardò fissamente.

— Bravo arabo, disse lo sceicco sorridendo. Si vede che tu sei di buona razza, formato tutto di ferro di buona tempra. Mi conosci tu?

— Aspetto che tu mi dica chi sei, rispose Abd-el-Kerim freddamente.


La Favorita del Mahdi. 6