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venire preso da quella gente vigliacca. E avutolo in nostre mani, dove lo nasconderemo questo rivale?
— A pochi passi da qui vi è un corridoio che mette capo ad una spelonca orribile, umida quanto mai. Ve lo caccieremo dentro e ve lo rinchiuderemo per bene.
Lo sceicco s’alzò, si gettò a bandoliera il suo lungo moschetto a pietra, imbracciò il suo scudo di pelle di elefante e uscì assieme al greco. I beduini s’erano raccolti di già attorno ai mahari, in completo arnese di guerra; ad un suo cenno si posero in sella.
Una parola ancora, prima di separarci, disse lo sceicco. Se il tuo rivale mi chiedesse chi m’incaricò di rapirlo, che devo rispondergli?
— Rimarrai muto come una tomba. Le vendette circuite dal mistero sono le più spaventevoli.
— Sta bene, che Allàh ti guardi!
— Che Allàh t’aiuti, rispose Notis.
Lo sceicco salì sul mahari e diede il segnale della partenza. La banda partì alla carriera in direzione d’Hossanieh.
CAPITOLO VIII. — Il prigioniero.
Dal sud soffiava un vento impetuosissimo, caldo come se uscisse da un forno acceso, il quale curvava e scuoteva fortemente le palme isolate e le piantagioni di durah e sollevava colonne di fine sabbia che s’innalzavano roteando e correndo per la pianura fino a spezzarsi contro le colline o contro i tugul di Hossanieh. Tratto tratto un lampo abbagliante livido, tremulo, rompeva la fitta tenebrosità, seguito poco dopo da un lungo e lontano stridio, paragonabile al rumore che fa un carico di lamine di latta trascinato a corsa per le vie.
I beduini, col taub tirato in sulla bocca per non avere le fauci riempite dalla sabbia, e l’jatagan e le hàrbas (lancie) in mano, per essere pronti a diffendersi, caso mai venissero assaliti, marciando nel più profondo silenzio, in capo ad un’ora giunsero a un