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— No, disse il greco.
— Dove troverai gli altri talleri?
— Al campo egiziano.
— Sta bene, me li darai quando me li meriterò. Parla ora.
— Bisogna che noi ci impadroniamo del mio rivale.
— Dove trovasi quel cane d’arabo?
— In mezzo all’accampamento d’Hossanieh.
— Hum! fe’ lo sceicco, crollando il capo. Sarà affar serio andarlo a prendere laggiù, ma Fit Debbeud ha nel suo sacco mille astuzie. Bisognerà con qualche pretesto farlo uscire dal campo e poi saltargli addosso.
— Lo so, ma non sarà tanto facile.
Il beduino s’accarezzò la barba con compiacenza.
— Bah! esclamò egli sorridendo. Dove trovasi, innanzi a tutto, la sua amante? Assieme a lui o separata?
— Lui trovasi al campo e lei in un tugul d’Hossanieh.
— All’ora l’arabo è nostro. Dal campo al villaggio vi corrono più di mille passi e sono bastanti per portar via il tuo rivale prima che gli Egiziani possano accorrere in suo aiuto e inseguirci.
— Ma come lo farai uscire dal campo? Senza un forte motivo non oltrepasserà di notte la linea degli avamposti. Tu sai che hanno paura dei ribelli che si crede che ronzino per la pianura.
— Sta a sentire, padron mio, disse lo sceicco riaccendendo il suo scibouk. Questa sera mando uno dei miei uomini alla tenda del tuo rivale, anzi ci andrò io in persona, e lo avviso che la sua amante lo desidera. L’innamorato, che m’immagino sarà cotto, mi crederà e uscirà senz’altro dal campo. Tu comprendi il resto; i miei beduini saranno imboscati dietro a qualche macchia, gli piomberanno addosso, lo atterreranno e lo porteranno via. Quando gli Egiziani accorreranno, noi saremo assai lontani.
Notis stese la mano al bandito che gliela strinse vigorosamente.