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almea, ma ti giuro che la vedrai per l’ultima volta. Cadrai nelle mie mani e quando ti avrò spezzato il cuore ti getterò in quelle dell’antica tua fidanzata, in quelle di mia sorella Elenka. Ira di Dio! Ti farà uscire il sangue a goccia a goccia, se tu non ti piegherai dinanzi a lei. So quanto sia vendicativa mia sorella che ha nelle vene puro sangue greco.
Egli si tacque nello scorgere il nubiano che montato su di un mahari carico d’oggetti, galoppava furiosamente verso la collina. Sorrise di gioia e si stropicciò le mani mormorando più volte:
— A me ora la vendetta.
Takir in pochissimo tempo giunse ai piedi della collina e salì subito alla grotta carico di viveri, di coperte e di talleri.
— Avete udito, poco fa, un colpo di fucile sparato qui vicino? chiese il nubiano, gettando a terra tutta quella roba.
— Non inquietarti Takir, disse Notis. L’ho sparato io contro uno schiavo di Hassarn.
— Avete ammazzato Amr? L’ho veduto un’ora fa uscire dalla tenda dell’arabo.
— Gli ho fatto scoppiare la testa e poi l’ho seppellito. Ma lasciamo lì i morti e parliamo dei vivi, ora. Che notizie rechi dal campo?
— Novità eccellenti, padrone.
— Fathma, trovasi ancora nella sua casupola?
— Trovasi sempre là.
— Come mai Abd-el-Kerim commette simili imprudenze?
— Non so di chi dovrebbe aver paura, ora che vi crede morto.
— Hai ragione, Takir, disse Notis sorridendo. Credo che questa mia morte abbia a giovarmi assai per condurre a buon fine i miei progetti. Tira innanzi, negro mio.
— Ho veduto l’arabo recarsi alla casupola ed entrare.
— L’ho scorto pure io. Parlami d’Hassarn, quel maledetto turco che odio quasi al pari di Abd-el-Kerim. Che fa egli?