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che suo fratello è stato ucciso e che l’uccisore fui io, il suo amante. Ah! sento come un rimorso!

— E Fathma? Hai dimenticato così presto quella adorabile creatura?

— Hai ragione, Hassarn. Ho giurato di dare la mia vita a Fathma e Fathma l’avrà! Vieni, Hassarn questo bosco mi fa paura.

Il turco raccolse la carabina, passò un braccio sotto quello del compagno e tutti e due, a lenti passi s’allontanarono.

Erano appena scomparsi dietro gli alberi, che le grandi foglie di loto dello stagno si sollevarono silenziosamente e la faccia di Notis apparve. I suoi occhi, animati da una tremenda collera, si fissarono, sul luogo appena lasciato dall’arabo e dal turco, nè si staccarono per un bel pezzo.

Ah! tu mi credi morto, diss’egli, cacciando fuori le pugna con gesto minaccioso.

«Tu credevi che fosse così facile ammazzare un greco della mia tempra che s’era giurato d’infrangerti come una canna e che s’era giurato di conquistare il cuore d’una bella donna, qual’è Fathma. Ti mostrerò io ora, quanto sei imprudente a non cacciarmi due dita di ferro di più in petto. Uscirò vivo di qui e guarirò presto e allora a me la vendetta. Ho da vendicare Elenka e la frustata che tu mi hai dato in volto e di più ho da far mia quell’almea che tanto mi abborre. Ti schianterò il cuore in modo tale che non abbia a guarire mai più!...

Tese l’orecchio: non si udiva che il riso smodato delle iene che vagavano sulle rive del Nilo cercando cadaveri e il sibilo del vento che scuoteva i rami dei tamarindi e le foglie delle palme. Egli sorrise stranamente.

Si sbarazzò delle foglie di loto che lo circondavano lacerando i gambi che si appiccicavano al suo corpo e s’avanzò verso la riva tasteggiando prudentemente il fondo limaccioso dello stagno. In pochi minuti guadagnò il pendìo, e si issò, senza rumore, fino a che si trovò completamente fuori dell’acqua.