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bole e uno scricchiolio di rami furiosamente schiantati. Abd-el-Kerim rosso d’ira, con una frusta nella dritta e una pistola nella sinistra, apparve, e dietro a lui Hassarn e l’intera compagnia dei basci-bozuk. Egli si scagliò in un lampo sui due assalitori.

— Miserabile! ruggì egli, sferzando Notis in faccia.

Il nubiano fu lesto a sparire sotto gli alberi, ma il greco si volse, caricando l’arabo colla scimitarra in pugno. Hassarn ebbe appena il tempo di arrestargli il braccio.

— Ah! esclamò Notis, con indefinibile accento d’odio. Sei qui traditore!

Cercò una seconda volta di gettarsi sul rivale, ma il turco lo disarmò e lo respinse violentemente, puntandogli una pistola sul petto.

— Se tu ti muovi, gli disse minacciosamente Hassarn, sei morto.

— Tutti contro di me, codardi! gridò Notis fuori di sè.

— Basto io solo per punire un vigliacco tuo pari, disse l’arabo con disprezzo. Notis, qui uno dei due vi lascierà le ossa.

Fathma, che si era subito rizzata in piedi s’avvicinò ad Abd-el-Kerim.

— Grazie mio prode amico, le disse con voce commossa.

— Fathma, mormoro l’arabo non meno commosso, ringrazia Allàh che mi fece giungere in tempo per salvarti. Ma quell’uomo là, non ti oltraggierà più mai, poichè fra pochi minuti io l’ucciderò.

— Uccidi tuo cognato, disse Notis sogghignando.

— Taci!...

— Ed Elenka mi vendicherà, quando sarà diventata tua moglie.

— Non bestemmiare per Allàh! Se v’era un filo io l’ho spezzato e per sempre.

— Fathma, guardati da quest’uomo che tradì mia sorella.

L’arabo strinse i pugni. L’almea lo prese per le mani e volgendosi verso Hassarn e l’intera compagnia dei basci-bozuk.