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— Sono il greco Notis.
— Tanto peggio per te, io odio gl’infedeli e più di tutto i Greci.
— Non monta, disse Notis freddamente. Che avete detto all’arabo poco fa, che scorsi inginocchiato dinanzi a voi?
— Ah! fe’ Fathma con mal celata collera. Sei stato tu a gettare quel grido?
— Potrebbe darsi. E che, ti sorprende?
— Io disprezzo gli uomini che si nascondono per spiare.
— Ira di Dio!.... gridò il greco.
Si scambiarono uno sguardo provocante. Il greco cedette dinanzi agli occhi scintillanti dell’almea che schizzavano fuoco.
— Sai chi era quell’uomo che ti giurava eterno amore? chiese egli, affettando la massima calma.
— So che si chiama Abd-el-Kerim il prode, e ciò mi basta.
— Ti dirò allora che quell’uomo è promesso a una donna, che questa donna, che trovasi presentemente a Chartum, si chiama Elenka, e che Elenka è mia sorella!
— Tu menti! esclamò l’almea, saltando innanzi come una leonessa ferita.
— Te lo giuro, Fathma. Abd-el-Kerim, quando era di guarnigione a Chartum s’innamorò di mia sorella e chiese la sua mano. Appena finita la campagna contro il Mahdi egli la sposerà ed io diverrò suo cognato.
— Tu menti! Tu menti! ripetè Fathma con maggior forza. Quale scopo hai per inventare simili calunnie?
— Quello d’aprire gli occhi, di conservare lo sposo a mia sorella e di offrirti la mia mano poichè ti amo Fathma, e immensamente.
L’almea fece un gesto di disprezzo, gli volse le spalle per allontanarsi, ma il greco non era un uomo da scoraggiarsi, nè da lasciarsi sfuggire così facilmente la preda che con tanta impazienza aveva atteso. Gli si mise dinanzi risoluto a impedirglielo, all’uopo di usare la forza.