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— Sarà stato qualche scimiotto. Tu sai che in queste foreste abbondano.

— Che ci sia qualche spia?

— Potrebbe darsi. Il Mahdi ha della gente coraggiosa, che non ha paura di avvicinarsi agli accampamenti egiziani.

L’arabo fece cenno al capitano di tirar innanzi, continuando a guardarsi d’attorno e aprendo con precauzione i cespugli. Dopo dieci minuti essi giunsero ad una specie di zeribah, nell’interno della quale stava accampata una compagnia di basci-bozuk a piedi.

Il sergente che la comandava si fece loro incontro.

— Che nuove? chiese Hassarn.

— Nessuna, rispose il sergente. I ribelli fino ad ora non si sono spinti fin qui ma.... non avete incontrato nessuno? Ho veduto....

— Chi? domandò Abd-el-Kerim.

— Una apparizione.

— Spiegati per Alláh! esclamò Hassarn, mosso in curiosità.

— Che so io? Ho veduto passare un fantasma, vestito stranamente, e che potrebbe darsi che fosse un ribelle. È passato or ora a cento passi da qui.

— Oh! oh! fe’ Hassarn. Chi può essere mai? Abd-el-Kerim, sei in vena di accompagnarmi, intanto che i busci-bozuk fanno i bagagli?

— Ho la mia carabina e ciò basta. Ti seguirò fino al deserto di Korosko, se tu lo vuoi.

— Basta così. Tu sergente fa levare il campo e se non ci vedi tornare, incamminati per Hossanieh. Potrebbe darsi che noi tardassimo assai e che prendessimo un’altra via.

Arabo e turco volsero le spalle alla zeribah, internandosi nella foresta, seguendo un sentieruzzo appena visibile pel quale era passato il fantasma. Avevano tutte e due le ali ai piedi come se si trattasse di inseguire qualche persona più che importante.

— Chi può essere mai questo fantasma, si chiedeva Hassarn. Che sia qualche capo di ribelli?