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che la sa lunga. Credi tu che escano ed entrino nel campo persone senza che io lo sappia? Ti dirò che tu sei arrivato in compagnia di Notis e che la bella almea riposava fra le tue braccia. Dove sei andato a pescare quella uri?
— La trovai venendo da Machmudiech, nel momento che un leone stava per assalirla. Perdette lo schiavo e il cammello, perciò la feci salire sul mio.
— Sulle tue braccia, corresse maliziosamente Hassarn.
— Come vuoi.
— E tu uccidesti il leone?
— Puoi immaginartelo.
— Sfido io! Si trattava di far vedere la propria valentìa dinanzi a Fathma.
— Fathma? La conosci forse tu?
— E da molto tempo, Abd-el-Kerim.
— Chi è? da dove viene? Dove va?
— Corri come i miracoli di Mohammed. Ti dirò innanzi a tutto che è un’almea dagli occhi che paiono diamanti neri, dai piedi lunghi come un petalo di rosa e che ha le mani più piccole di una uri del Profeta.
— Lo so, e poi?
— E poi non ne so di più. Ti interessa molto quell’adorabile creatura?
— Molto, rispose Abd-el-Kerim con slancio appassionato.
— Oh! esclamò Hassarn. Avresti per caso dimenticata la bella Elenka?
— Non parlarmi di lei, Hassarn.
— Bada, che Elenka è una iena.
— Ed io un leone! rispose fieramente l’arabo.
Il capitano gli si avvicinò e ponendogli amichevolmente una mano su di una spalla:
— Abd-el-Kerim, disse. Tu questa notte hai avuto di che dire con Notis.
— Mi spiasti, Hassarn?
— Il campo ha orecchi e occhi. Se non vuoi dirmelo tu, ti dirò che ronzavate tutti e due attorno a