Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/408

406

— No, povera donna, tu non sogni, sono io, proprio io, il tuo amato Abd-el-Kerim che non si separerà più mai da te.

Ad un tratto Fathma impallidì terribilmente.

— E Ahmed, esclamò ella con profondo terrore. Ho paura, Abd-el-Kerim, ho paura.

Abù-el-Nèmr si fece innanzi.

— Ahmed vi ha perdonato, diss’egli con voce appena distinta. Voi siete liberi, interamente liberi. Che Allàh vi faccia felici!

Retrocesse di alcuni passi coi lineamenti alterati da una tremenda disperazione, le braccia incrociate convulsivamente sul petto, la testa china.

Gli ultimi raggi di sole che ancor indoravano le sponde del lago, si rifletterono su due grosse lagrime che scendevano silenziosamente sulle abbronzate gote del guerriero.

Conclusione.

Sono trascorsi due mesi. Una sera, mentre la luna s’alzava sull’orizzonte illuminando vagamente gli esili minareti di El-Obeid e le tende dell’accampamento degli insorti e le stelle fiorivano in cielo scintillando vivamente, due uomini avvolti in candidi taub se ne andavano a lenti passi verso la strada che conduceva al lago Tscherkela.

Uno era Ahmed Mohammed, l’altro era lo sceicco Abù-el-Nèmr. Il primo era lo stesso uomo come abbiamo veduto due mesi innanzi, il secondo invece era interamente cambiato.

Precoci rughe solcavano la sua fronte e sul suo volto vedevasi scolpita ancora una viva disperazione. Gli occhi avevano perduto l’usuale loro splendore, ed erano diventati melanconici, cupi e l’altra sua persona erasi curvata come sotto il peso dell’età. Quell’uomo in poche settimane era invecchiato di dieci anni.

S’erano allontanati già più d’un miglio dall’accampamento, quando Ahmed bruscamente arrestossi.