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bra. Egli sfogava la sua ira con torrenti d’ingiurie all’indirizzo di Abù-el-Nèmr e con una interminabile sfilza di bestemmie, senza pensare che se il Mahdi avesse udito o saputo, non avrebbe esitato un sol momento a fargli saltare la testa con un colpo di scimitarra.

Calmatosi un momento, si diede seriamente a pensare sul da farsi. Egli si trovava in un grande imbarazzo. Perduto Abd-el-Kerim, preso Notis, non rimaneva che battersela al campo e lasciare che le acque corressero pel loro verso. La smania però di vendicarsi dello scacco subito, gli suggerì una eccellente idea.

— Vi è la donna, pensò egli. Questa donna deve interessare vivamente Abù-el-Nèmr e Abd-el-Kerim. Colpiamoli ambedue in mezzo al cuore facendola sparire. Sapro ben io dopo trovare i mezzi per salvare Notis e riavere l’arabo.

Questo ardito piano calmò la sua ira. Si sdraiò sotto ad un tamarindo, si coprì la faccia col mantello, e attese pazientemente che arrivasse l’ora di operare. I suoi compagni credettero bene di accocolarsi ai suoi fianchi.

Il sole alzavasi allora sull’orizzonte, illuminando vivamente i minareti, sui quali strillavano i muezzin o medin, invitando i fedeli all’es-sobh o preghiera del mattino.

Le piazze, le vie, le viuzze rapidamente si popolavano. Per di qua e per di là sfilavan drappelli di negri appartenenti a tutte le tribù dell’Africa centrale, chi nudi e chi vestiti con svolazzanti mantelli dalle vivaci tinte; turbe di guerrieri colle darabùke in testa che rullavano furiosamente, turbe di cammellieri che si tiravano dietro i lenti animali, raccogliendo la bava che usciva dalle bocche di essi e fregandosi la barba esclamando: «hadgi baba! hadgi baba!»1; ondate di allegre ragazze cariche di

  1. O padre pellegrino! O padre pellegrino!