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Notis si rizzò sulle ginocchia così in furia che il tetto gemette. Fu con grande fatica che rattenne il grido di sorpresa e di gioa che stava per isfuggirgli dalle labbra.
— Nella zeribak dei prigionieri! esclamò, tremando per l’emozione. Fathma fra i prigionieri!... Per Dio!...
— Che hai? chiese Medinek.
— Scappiamo!
— Siamo stati scoperti?
— No, ho saputo ove si trova la donna che cerco.
— Ah!... E dov’è?
— Nella zeribak dei prigionieri.
— I furbi!
— Andiamocene Medinek. Non bisogna perder tempo.
Il guerriero si alzò in furia. Quella brusca mossa tornò a far gemere il tetto.
— Ira di Dio! brontolò il greco. Fa piano, animale.
— Chi va là? chiese in quell’istante Abù-el-Nemr.
Notis, quantunque fosse coraggioso, provò un brivido e rimase immobile. Medinek invece saltò giù dal tetto cadendo sopra una tavola di legno che si spezzò con fracasso.
La porta della capanna si aprì e lo scièk e il suo compagno comparvero con dei tizzoni accesi.
— Alto là! gridò lo scièk, vedendo il guerriero che scalava rapidamente il recinto dell’orticello.
Medinek invece di arrestarsi precipitossi nella via allontanandosi a tutte gambe.
— Ah! razza di un cane! gridò lo scièk, sparandogli diero un colpo di pistola.
— Che abbia udito i nostri discorsi? chiese il suo compagno. Se lo inseguissimo?
— A quest’ora deve essere assai lontano poichè correva come un cervo. Chi può essere e quale scopo lo spinse a salire sul tetto della capanna? amico mio, non vedo chiaro in questa faccenda.
— E neppur io se vuoi che te lo dica francamente. Era almeno solo?