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salì e svegliossi. Con una mossa improvvisa, nervosa, che gli strappò un lugubre gemito, alzossi a sedere guardando, ma con uno sguardo da ebete, il beduino che gli stava presso.

— Chi sei? chiese egli, con voce appena distinta.

Il beduino invece di rispondere lasciò cadere all’indietro il cappuccio mettendo allo scoperto il suo volto dalla pelle bianca e coperto inferiormente da una barba nera e inspida.

Abd-el-Kerim non fece alcun moto che dinotasse sorpresa o terrore alla vista di quella faccia; senza dubbio non vedeva bene ancora.

— Chi sei? tornò a chiedere con voce più fioca.

— Non mi riconosci adunque? disse lentamente il beduino, facendoglisi ancor più da vicino. Guardami bene in volto, Abd-el-Kerim!

Quella voce fece sul prigioniero un gran effetto. Sobbalzò come stato toccato da una palla e le sue unghie sollevarono l’umido terreno.

— Qual voce!.... esclamò egli con profondo terrore. Qual voce!....

— La riconosci?

Abd-el-Kerim non rispose. Con uno sforzo disperato si sollevò sulle ginocchia e avvicinò il suo volto a quello del beduino. Un urlo lacerò il suo petto.

— Notis!....

Una commozione terribile lo scosse dalla testa ai piedi. Anelante, convulso, cieco di rabbia, allungò le mani verso il greco, ma le forze gli vennero meno e cadde pesantemente a terra, ripetendo con voce strozzata, indistinta:

— Notis!... Notis!...

Il greco, poichè era proprio lui truccato da beduino, che caduto nelle mani dello scièk El-Mactud, era passato sotto le bandiere del Mahdi, lo guardò per qualche minuto quasi con compassione.

— Sei sorpreso Abd-el-Kerim di rivedermi? chiese dipoi egli, con ironia. Infatti, è abbastanza strano che io sia ancor vivo dopo di essere stato, per la