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miserabile scagliossi a tradimento su di me cacciandomi la sua scimitarra in una coscia.

— Caddi a terra. Lui mi calpestò, mi sferzò il volto con un corbach poi, non contento, mi sputò in fronte. Mi capisci, Ahmed, egli sputò in fronte ad uno sceicco del Kordofan, ad un sceicco che gli aveva salvata la vita anzichè tagliargli la gola.

— Ah! la è così! esclamò Ahmed.

— Sì, proprio così. Io lo cercai questo miserabile, e non fui capace di trovarlo in luogo alcuno. Ora che so che è nelle tue mani, gli farò pagar caro l’insulto e il tradimento.

— Temo che tu sii arrivato troppo tardi, Abù.

— Perchè?

— Abd-el-Kerim è nelle mani di un beduino e credo che sia di già morto.

— Di un beduino?... E chi è costui?

— Un uomo che nella battaglia di Kasghill si distinse assai. Mi narrarono che si battè come un leone facendo strage di egiziani, anzi, fu lui che aggiustò una palla di fucile al petto di Hicks pascià.

— E dove trovasi questo beduino?

L’ignoro. Pochi minuti fa era qui, ora chi sa dove è andato a cacciarsi.

— Sicchè non posso aver Abd-el-Kerim nelle mie mani. Darei mezzo del mio sangue per averlo.

— Se l’arabo è ancora vivo, ti prometto che lo avrai. Domani mattina manderò un drappello d’uomini a cercare il beduino.

— E se non volesse cedertelo?

— È l’inviato di Dio che lo vuole, e nessuno ardirà resistere ai miei ordini. Orsù, la notte cala, vieni nella mia capanna che abbiamo ancora da discorrere. Ceneremo assieme.

— Sono a tua disposizione fino a mezzanotte.

Ahmed e lo sceicco pochi momenti dopo scendevano la collina dirigendosi a lenti passi verso il tugul.