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vestito da ufficiale, ma con una bianca farda avvolta attorno il petto. Una carabina pendevagli da una spalla e portava in una mano un oggetto allungato, che Notis non giunse bene a distinguere.

Egli si fermò dinanzi la rekùba e stette lì immobile, guardando le finestre della casupola, poi girò e rigirò parecchie volte attorno, tornò a fermarsi, prese l’oggetto allungato che era una rabàda, sorta di chitarra e trasse alcuni suoni melanconici, flessibili.

— Ah! esclamò Notis, sardonicamente. Si vede che il mio rivale non manca di buon gusto. Per Allàh! Egli vuol fare una serenata sotto le finestre della bella con la chitarra. Guardati! Potrebbe darsi che io irrigidissi le tue dita con una palla del mio remington.

In quell’istante quell’uomo si pose a cantare. Alla prima sillaba Notis fe’ un balzo guardando trucemente il cantore.

— Sogno io forse? si chiese egli.

La canzone continuò, cadenzata, dolce. Notis tremò tutto e sentì i capelli rizzarglisi sulla fronte.

— Abd-el-Kerim! Abd-el-Kerim!...

La voce gli si soffocò. Una grossa nube gli passò dinanzi agli occhi.

— Ah! traditore!...

Alzò il remington, l’armò e mirò Abd-el-Kerim che continuava a cantare frammischiando alla tua canzone il nome di Fathma. Dopo qualche secondo l’abbassò.

— E mia sorella? E la povera Elenka? E la sua fidanzata?... Ah! miserabile!... Eri tu quel rivale di cui mi parlavi! Ma da quando?... Come?... Come è possibile che egli abbia obbliata mia sorella?... Tuoni di Dio!...

Per la seconda volta alzò il remington e per la seconda volta l’abbassò.

Un freddo sudore scorrevagli abbondantemente per la fronte e un tremore fortissimo agitava le sue membra. Impeti di ira lo assalivano e sentivasi spinto da una pazza voglia di fare, con una palla

La Favorita del Mahdi. 3