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— E non tremi a dirlo?

— Grazia... Ahmed! Grazia...

— Ma non sapevi tu che quella donna era stata mia?....

— Sì, ma lo seppi quando l’amore era diventato così gigantesco da non essere io più capace di soffocarlo, di spegnerlo, di distruggerlo. Che colpa ho io se l’amai ed essa mi amò? Quella donna d’altronde non era più tua.

— Ma non sai adunque, miserabile, che io l’amo ancora?

— Tu l’ami!.... Tu l’ami!....

— Sì, l’amo quella donna bella e fatale, e l’amo a segno che per essa marcerei sull’Egitto, a segno che per essa rinnegherei la mia religione. Comprendi ora quanto Ahmed-Mohammed ama Fathma? Lo comprendi ora?

— Sì.... lo comprendo! esclamò l’arabo con ira.

— Abd-el-Kerim, disse Ahmed con furore, se tu fossi Ahmed-Mohammed ed io Abd-el-Kerim, cosa faresti?

— Perchè tale domanda?

— Fra poco lo saprai. Dimmi, cosa faresti tu?

— Io mi mostrerei generoso.

— Ed io mi mostrerei implacabile. Preparati a soffrire i più atroci tormenti.

— Grazia, Ahmed!... supplicò lo sventurato, cadendo in ginocchio dinanzi a lui.

— Ahmed non perdona.

— Miserabile! urlò l’arabo saltando in piedi, fuori di sè.

Il Mahdi, vedendo che il prigioniero stava per avventarglisi addosso, indietreggiò sguainando la scimitarra e gettò un acuto fischio.

Yòkara, il gigantesco carnefice, balzò nella stanza abbrancando a mezzo corpo l’arabo. Gli bastò un pugno solo per atterrarlo e ridurlo all’impotenza.

— Lega quest’uomo al palo, disse Ahmed sdraiandosi indolentemente sull’angareb.

Il carnefice sollevò l’arabo che non dava quasi