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terribile sospetto, il sospetto che qualcuno lo avesse tradito, che lo avesse denunciato per l’amante di Fathma. Sentì il sangue gelarsi nelle vene e mancare lo forze.

— Che vuole da me Ahmed? chiese egli con ispavento.

— L’ignoro. Mi disse di condurti da lui vivo o morto e io ti condurrò.

— Ma cosa è accaduto per trattarmi peggio di un nemico?

— Non ne so nulla. Ahmed deve avere le sue buone ragioni.

— Si è ingannato.

— È impossibile! esclamò il guerriero con profonda convinzione. Ahmed è infallibile.

— Una parola ancora. Hai veduto qualche straniero entrare nel tugul del profeta?

— Sì, questa notte sono entrati due uomini e uno di essi non l’aveva mai visto al campo.

— Ah!...

— Seguimi. Ahmed non è uomo da aspettare molto.

Abd-el-Kerim, pallidissimo, voleva cingere la scimitarra regalatagli la sera innanzi dal Mahdi, ma il guerriero gliela strappò di mano spezzandola.

— Sei prigioniero, e i prigionieri non devono essere armati, gli disse.

Lo afferrò bruscamente per un braccio e lo trasse a forza fuori dal tugul. I suoi uomini lo circondarono colle pistole e gli jatagan in mano; facendogli capire che al primo tentativo di fuga gli avrebbero fatto saltare le cervella.

— Sono perduto! pensò lo sventurato arabo. Qualcuno mi ha tradito. Chi?... Che farò mai io se mi si gettasse in faccia la tremenda accusa che io fui l’amante di Fathma?

«Che farà di me Ahmed che si mostrò così feroce così implacabile parlando di quella donna!... Allàh! Allàh! quando la finirai tu di perseguitarmi? Non ti basta adunque di avermi privato di colei che tanto

La Favorita del Mahdi. 22