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Uno contiene 6000 versetti, gli altri 6200 e anche 6236, ma tutti contano 77,639 parole e 323,015 lettere.

Ahmed lo aprì dinanzi al beduino e gli disse:

— Giura su l’Alcorano che hai detto la verità.

— Giuro! gridò il beduino senza esitare.

— Sta bene; ora so cosa devo fare dell’uomo che osò amare la favorita dell’inviato di Dio.

— Ahmed! Quell’uomo è mio! me l’hai promesso.

— Non temere che io manchi alla parola data. Ho promesso che te lo darò vivo, ma prima gli strazierò le carni e farò scorrere ai suoi piedi rivi di sangue. Va, e che Allàh ti guardi!...

CAPITOLO V. — La tortura.

I noggàra battevano la sveglia, quando venticinque guerrieri della guardia di Ahmed Mohamed, armati sino ai denti, circondavano il tugul occupato da Abd-el-Kerim. Una folla considerevole di Abù-Rof, di baggàra, di beduini e di foriani, si era radunata all’intorno chiedendosi cosa volessero fare quei venticinque guerrieri al nuovo sceicco, salvato il giorno innanzi dall’inviato del Signore.

Il capo dei guerrieri, dopo di avere appostati i suoi uomini all’ingiro, in modo da impedire ogni scampo, entrò nel tugul colla scimitarra in pugno e con una cert’aria che pareva tutt’altro che rispettosa e pacifica.

Abd-el-Kerim stava appunto alzandosi allora dall’angareb sul quale aveva dormito. Vedendo quell’uomo piantarglisi minacciosamente dinanzi, squadrandolo con occhio torvo, non potè dissimulare un gesto di sorpresa.

— Che vuoi? gli chiese, sforzandosi di mostrarsi tranquillo.

Seguimi, rispose il capo bruscamente.

— Chi mi vuole?

— L’inviato del Signore.

Abd-el-Kerim trasalì. Nel suo cervello balenò un