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— A morte l’infedele! tuonò egli con voce furente.

— A terra! ripetè il Mahdi. A terra!

Il beduino fu atterrato dalla mano nervosa dello sceicco El-Mactud,

— Taci se non vuoi perderti, gli sussurrò all’orecchio lo sceicco.

— Popoli del Kordofan, fedeli seguaci della vera religione, ripigliò Ahmed Mohammed. Io dichiaro quell’uomo libero, non solo, ma gli conferisco il grado di sceicco. Allàh me lo comanda. Che i voleri di Allàh siano esauditi.

CAPITOLO IV. — Il delatore.

Erano le dieci di sera.

Le innumerevoli orde del Mahdi si erano ritirate nel campo e dormivano profondamente, alcune sdraiate sotto i tugul di foglie, altre, sotto le tende prese agli egiziani nelle ultime battaglie, o a ciel sereno ma tutte colle armi accanto, sempre pronte al primo rullar dei noggàra a rimettersi in marcia.

Qua e là ardevano dei fuochi attorno ai quali vegliavano le sentinelle appoggiate alle lancie o ai fucili, borbottando sottovoce preghiere.

Silenzio profondo per ogni dove, ma che di tratto in tratto veniva rotto degli ululi lamentevoli degli sciacalli o dagli scrosci di riso delle iene, che rese audaci dalla oscurità si arrischiavano a metter piede nel campo cercando gli avanzi delle cene. Proprio in quell’ora due uomini accuratamente ammantellati sfilavano come ombre fra le tende, fra i tugul, fra i fasci di fucili e fra i cannoni, arrestandosi di quando in quando per girare intorno uno sguardo indagatore.

— Ci siamo? chiese ad un tratto il più alto di essi, nel cui accento si riconosceva il beduino che si era mostrato tanto accanito contro Abd-el-Kerim.

— Non ancora, rispose l’altro, che era lo scièk El-Mactud. Ma arriveremo presto.